Ieri l’interrogatorio di Marco Carboni è durato tre ore: lui è l’ex assessore regionale ai Trasporti accusato di violenza e rapina ai danni dell’ex moglie. In carcere, dove è rinchiuso da qualche giorno, lo ha sentito il gip Giampaolo Casula. E adesso vengono fuori i particolari.
Al giudice per le indagini preliminari, Carboni – che di mestiere fa l’ingegnere e ha anche presieduto l’Arst sempre in quota Forza Italia – ha detto: “Non capisco come possa essere finito dentro questa situazione assurda, solo un pirla avrebbe architettato un piano del genere“, racconta L’Unione Sarda oggi in edicola. A lui sono contestati fatti che sarebbe accaduti il 23 settembre: l’ex assessore si sarebbe mascherato da rapinatore e avrebbe raggiunto la casa di Selargius dove ancora vive la famiglia: una volta lì, sotto la minaccia di un coltello, l’avrebbe costretta a salire nella stanza da letto al piano di sopra e a spogliarsi. In casa oltre la donna (dalla quale Carboni si è separato a luglio), c’erano il padre di lei, la figlioletta avuta con Carboni e la baby sitter. E tutti i tre hanno raccontato di aver riconosciuto Carboni.
Al gip Casula, l’ingegnere ha detto ancora: “Se avessi voluto umiliare mia moglie, avrei avuto mille occasioni molto più facili“. Carboni ha anche parlato della reazione avuta dal cane e finita nel quadro accusatorio. Perché il bulldog francese di famiglia, di norma molto aggressivo con gli estranei, quella sera non solo non avrebbe abbaiato, ma anzi scodinzolava. Carboni ha detto: “Ogni volta che mi vedeva Polette si metteva su due zampe, e se facevo finta di picchiare mia figlia, abbaiava. Ho letto che quella non si sarebbe comportato così”. Leonardo Filippi, l’avvocato dell’ingegnere, ha chiesto la scarcerazione.