Ancora un’udienza dedicata all’esame dei consulenti del Pm, quella di oggi nel tribunale di Lanusei davanti al giudice monocratico Nicole Serra, nel processo sui cosiddetti “veleni” del poligono militare di Quirra a Perdasdefogu. Due i testi sentiti per capire se nel poligono e nelle aree adiacenti erano presenti sostanze inquinanti: il geologo Priamo Farci e il sovrintendente capo della Polizia Nino Lecca, della Squadra sommozzatori di Olbia. Quest’ultimo ha raccontato l’esito dei suoi rilievi: “Ho rilevato e fotografato nell’area marina di fronte alla spiaggia di Murtas in prossimità dell’isoletta missili esplosi, bombe e altri rottami militari risalenti verosimilmente ad attività addestrativa”, ha detto.
Scaramucce processuali, invece, tra il pool della difesa – Francesco Caput, Leonardo Filippi e Andrea Chelo – degli otto militari imputati e i Pm Biagio Mazzeo e Daniele Loi sulla testimonianza del geologo Farci: la difesa ha sollevato un’eccezione preliminare sulla sua testimonianza in quanto il professionista sarebbe stato sentito nella fase delle indagini prima come teste in veste di consigliere comunale di Escalaplano e poi era stato nominato in qualità di consulente tecnico d’ufficio dal Pm.
Un’eccezione rigettata dal giudice. Il geologo ha riferito in aula l’esito dei suoi esami: “Vi era la presenza di materiale inquinante nelle falde acquifere – ha spiegato – quella del poligono militare è una zona ricca di sorgenti e fiumi e non è adatta allo svolgimento di quel tipo di attività anche per la presenza di diversi centri abitati nelle vicinanze. Nelle falde – ha proseguito Farci – erano presenti sostanze come cromo, piombo e uranio e quando venivano effettuati i brillamenti le rocce si frantumavano e le particelle che si distaccavano si polverizzavano. Quindi il materiale andava trasportato dal vento e si diluiva nelle acque. Tutto questo ha provocato un notevole inquinamento”.
Il processo riprenderà l’8 febbraio. Sul banco degli imputati i comandanti che hanno guidato il poligono dal 2004 al 2010, Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni e Carlo Landi e Paolo Ricci, e i comandanti del distaccamento dell’Aeronautica di Capo San Lorenzo, Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon, tutti accusati di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri perché non avrebbero interdetto al pubblico le zone militari.