Tempio, gli avvocati ancora in sciopero: “Ci resta solo questa forma di protesta”

“Non abbiamo ottenuto ciò che ci eravamo prefissati, ovvero l’aumento degli organici del palazzo di giustizia di Tempio. Ma non possiamo abbandonare l’unica forma di protesta che ci resta, l’astensione da tutte le udienze”. Questa, in estrema sintesi, la conclusione del lungo discorso fatto all’assemblea degli avvocati da parte del presidente del consiglio dell’ordine di Tempio, avvocato Carlo Selis. Una proposta accolta all’unanimità dai legali presenti alla riunione e che aggrava la già precaria situazione di crisi presente nel palazzo di giustizia gallurese. L’attività giurisdizionale è ferma da oltre due mesi, tranne le udienze di convalida dei fermati e i procedimenti penali con imputati detenuti. A nulla, stando alla relazione del presidente del consiglio dell’ordine, è valsa la protesta sinora portata avanti dai legali che chiedono una maggior attenzione da parte del ministero della Giustizia e il completamento degli organici del tribunale, falcidiato dai trasferimenti di magistrati ad altre sedi per i quali non è stato garantito il turn over, ovvero la sostituzione in tempi brevi.

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Ma la voce del dissenso che mette dubbi ad una astensione ad oltranza che “non approderà a nulla”, come sostengono diversi avvocati, sta facendo breccia tra le non più compatte fila dei legali per i quali garantire ai propri clienti il diritto alla giustizia coincide con la volontà di essere presenti in Tribunale “per rivendicare, nelle aule, il diritto costituzionale di ottenere una maggior attenzione dalle autorità competenti dimostrando che si può lavorare anche con organici ridotti contro la denegata giustizia che si ottiene scioperando ad oltranza” ha spiegato il penalista, Domenico Putzolu. Il caso è stato affrontato nei giorni scorsi anche dagli organismi di rappresentanza regionale e nazionale dell’avvocatura i cui vertici, nel corso di una assemblea al palazzo di giustizia tempiese e alla presenza di diversi sindaci e assessori regionali, hanno espresso la loro solidarietà ai colleghi del foro di Tempio impegnandosi a portare avanti le loro richieste in sede ministeriale.

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Impegni e promesse che da decenni vengono ripetute e inutilmente riproposte ogni qualvolta la situazione di perenne crisi sfocia in paralisi, com’è accaduto lo scorso mese di settembre. Tutte le soluzioni finora invocate sono rimaste lettera morta, e dalla Camera penale il presidente, Giovanni Azzena fa sapere che è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e riprendere il lavoro. “Lo dobbiamo fare per l’obbligo assunto quando abbiamo accettato l’incarico dai nostri assistiti, nei confronti dei quali si riversano gli effetti della gravissima crisi della giustizia in Gallura”, ha sottolineato.

G.P.C.

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