Superiori a rischio chiusura, la lettera: ‘La scuola è posto sicuro, fateci andare’

In Sardegna c’è il rischio che il presidente della Regione, Christian Solinas, cancelli anche quel 25 per cento di lezioni in presenza previste dal Dpcm Conte sino al 26 novembre. Si tratta di una quota di ore comunque molto bassa e che il Governo nazionale dovrebbe potenziare, perché sta diventando problematico l’impatto emotivo che il non andare a scuola sta avendo sui ragazzi. Invece il governatore sardo vuole chiudere del tutto l’accesso alle Superiori, stando a quando filtra dalla Regione. Eppure la didattica a distanza allontana i ragazzi più svogliati, con la concreta conseguenta che la dispersione scolastica continui a crescere. Per questo pubblichiamo volentieri la lettera-appello di uno studente del Liceo classico Siotto Pintor rivolta “a tutte le istituzioni”. A scrivere è un 13nne di nome Gabriele. La letteras la si trova anche sulla pagina Facebook della scuola.

“”Mi chiamo Gabriele, ho 13 anni e voglio andare a scuola! E non avrei mai pensato di doverlo dire.
Nonostante l’emergenza, la scuola è un posto sicuro: io sono al liceo Siotto, non c’è neanche una classe in quarantena, ma mi sento dire che, siccome gli autobus sono troppo affollati, io non devo più andare a scuola.
Non capisco.
Se il problema sono i trasporti perché chiudere la scuola? Risolviamo i trasporti! Perché ad esempio non si possono noleggiare gli autobus privati come quelli che utilizzavamo per le uscite didattiche? Sono tutti parcheggiati, usiamoli!
Da quando i bus di Cagliari sono molto affollati, i miei i genitori hanno fatto il sacrificio di accompagnarmi in auto, ma non tutti hanno questa possibilità, e io do un passaggio anche al mio amico.
E se facessimo la didattica mista? Chi può andare autonomamente sta in classe, mentre gli altri si collegano da casa, aspettando una soluzione rapida per tutti. O almeno un paio di giorni a settimana in presenza.
Io non ho scioperato i giorni scorsi perché non ha senso non entrare a scuola se il problema sono gli autobus.
Io ci vado eccome a scuola perché è un mio diritto e ne ho bisogno come ne avevate voi alla mia età.
Ci vado con la mascherina, distanziato, igienizzato, seduto cinque ore, con le finestre aperte anche quando piove, se volete posso andarci anche con la visiera, che ricorda quella delle truppe anti-sommossa, ma voglio andarci!
Prima del Covid pensavo che la scuola fosse come una medicina un po’ amara, ma in confronto la didattica a distanza è una purga (senza offesa), da prendere solo in caso di assoluta necessità!
Noi ci aspettiamo molto da voi adulti, ma se avete bisogno di idee noi ne abbiamo tante.
Vi auguro buon lavoro, come a noi auguro buono studio”.

 

 

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