“Un’ingiustizia macroscopica”. È la denuncia del Centro studi agricoli, che prende di mira la delibera sugli indennizzi del comparto suinicolo sardo, gravemente colpito dal Covid-19 e ora anche dall’aumento del costo dei mangimi. L’indennizzo prevede – spiega il presidente Tore Piana – un importo di 150 euro a capo per un massimo di 250 capi, con esclusione di tutte le aziende agricole che hanno meno di 10 capi riproduttori (scrofe). “Questo significa, secondo i calcoli del Csa, escludere dall’aiuto il 52 per cento dei capi suini in Sardegna, cioè ben 34.451 capi”.
Nell’Isola ci sono 12.998 aziende che allevano suini con ben 66.451 capi riproduttrici (scrofe e scrofette). “Se prendiamo come riferimento il numero delle aziende escluse – spiega Piana – la percentuale arriva all’83 per cento, perché delle 12.998 aziende solo il 17 per cento circa ha in allevamento più di 10 capi riproduttori. Con questi numeri si capisce che il contenuto della delibera contiene una palese ingiustizia che non può essere assolutamente accettata dal comparto agricolo sardo. Come Csa, crediamo che sia un errore causato da una svista, che possa essere corretto urgentemente”.
Ecco perché il Centro studi agricoli chiede urgentemente di ritirare la delibera e apportare le dovute correzioni, inserendo tutti i capi presenti negli allevamenti sardi. “Magari escludendo i primi quattro capi, oggi classificati come uso familiare – aggiunge Piana -. D’altronde lo stabilisce una delibera precedente e la stessa autorizzazione che si presenta, con la Duap, prevede 4 riproduttori femmina, che vengano classificati come uso familiare. Inoltre chiediamo una deroga affinché questi indennizzi vengano pagati senza richiedere la regolarità contributiva”.