Strage di Sinnai, il teste che portò alla condanna di Zuncheddu: “Fu il poliziotto a dirmi che il colpevole era lui”

 Il riconoscimento del presunto omicida da parte dell’unico superstite della strage di Sinnai è ciò che ha portato alla condanna di Beniamino Zuncheddu, ex allevatore di Burcei che sta scontando l’ergastolo da 33 anni per triplice omicidio, pur essendosi sempre dichiarato innocente. Ora, al processo di revisione in corso davanti ai giudici della Corte d’Appello di Roma, il testimone – Luigi Pinna, 62 anni – ribalta tutto: “Prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui. È andata così”.

Ho sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata“, ha proseguito il teste chiave in aula. Poi ha aggiunto: “Penso che quel giorno a sparare furono più persone, non solo una. Con un solo fucile non puoi fare una cosa del genere”. Il superstite, contraddicendosi varie volte, ha aggiunto che il killer “aveva il volto travisato da una calza”. Una testimonianza carica di emozione tanto che in varie occasioni Pinna ha detto: “Non ce la faccio più, sto impazzendo, vorrei morire. In questi anni sono stato minacciato varie volte”.

Pinna raccontò inizialmente di non poter identificare l’omicida perché il suo volto era travisato da un collant da donna. Per 40 giorni confermò la versione fino a quando decide di presentarsi dal pm dando una descrizione dettagliata dello sparatore, sostenendo di aver mentito inizialmente per paura di possibili ritorsioni. “Il testimone fornisce una descrizione del volto che corrisponde a una fotografia che gli verrà mostrata pochi giorni dopo – aveva raccontato l’avvocato Mauro Trogu ai microfoni di Radio Radicale -. Il sospetto forte è che un poliziotto che seguiva il caso avesse fatto pressioni sul testimone al fine di convincerlo che Beniamino fosse responsabile degli omicidi, e che gli avesse mostrato prima la foto che poi ha portato al suo riconoscimento. Nel corso del dibattimento ammisero che il poliziotto si presentò diverse volte in ospedale e a casa del ferito. Ma nessuno ammise che gli avesse mostrato la foto prima del riconoscimento”. Fino a oggi.

Intanto fuori dal Tribunale c’è stato un sit-in in occasione dell’udienza. Con i familiari di Zuncheddu presenti all’esterno della cittadella giudiziaria anche militanti del Partito Radicale. L’uomo venne condannato al carcere a vita per l’omicidio di tre pastori avvenuto in Sardegna nel 1991 a Cuile is Coccus a Sinnai. Oggi è in programma l’audizione del testimone chiave, accusatore di Zuncheddu, e del poliziotto che ha condotto le indagini. “Chi sa deve parlare – afferma la sorella dell’imputato, Augusta -. Beniamino non c’entra niente con questa storia, è innocente. Lotterò fino all’ultimo respiro per ottenere la sua scarcerazione”.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share