È stata una conferenza stampa infuocata quella che ha visto protagonista questa mattina Luca Silvestrone, mediatore del fondo americano per l’acquisto del Cagliari Calcio, al bar My Company, insolita location per un incontro pubblico. Silvestrone ha tenuto sin da subito a precisare che “i ricchi, specie se americani, fanno le loro conferenze stampa nei bar. Sono orgoglioso di essere qui oggi anche perché in un bar si sta tra amici ed io voglio parlare con i miei amici sardi.
Il leitmotiv della conferenza sta nel rapporto con la stampa e nel ribadire alcuni concetti della trattativa in corso: “Questo progetto mi sta tenendo impegnato da gennaio, e sarà una cosa diversa dalle altre realtà presenti in Italia. Da una parte della stampa sto ricevendo attacchi gratuiti personali che sono uno spettacolo indecoroso. Pretendo rispetto e chiarezza nei rapporti così come chiaro e rispettoso sono stato fino a questo momento”. Ogni riferimento va ai dubbi sollevati dal direttore dell’Unione Sarda Anthony Muroni, contro il quale Silvestrone ha annunciato un esposto all’ordine dei giornalisti. Il mediatore romagnolo batte il pugno sul tavolo per rimarcare i concetti e allude a degli interessi dell’editore dell’Unione per la costruzione di immobili in alcune aree sondate dagli investitori americani.
Poi si arriva al Cagliari, ai progetti, al futuro. Il velo sui nomi cadrà la prossima settimana quando gli americani impegnati nell’acquisizione arriveranno a Cagliari per chiudere l’affare e ricevere l’ok per l’utilizzo del Sant’Elia a 16 mila posti. Il tutto si risolverà tra martedì e giovedì quando “il mio lavoro come mediatore sarà finito”, dice Silvestrone, “avrò portato in porto il risultato e il Cagliari avrà nuovi proprietari. Questo non significa che me ne andrò, mi sono innamorato di questa terra e rimarrò a seguire tutte le fasi successive all’acquisizione”. I nomi rimangono per ora segreti per una questione di immagine: fino a che la firma non verrà apposta sul contratto, non ci sarà alcun annuncio. Con la firma arriveranno anche gli 80 milioni per l’acquisizione di società, terreni e centro sportivo. Non della sede di viale La Playa, che rimarrà per buona parte nelle mani di Massimo Cellino come valore affettivo.
I veli cadranno non solo sui nomi degli investitori ma anche sui progetti. Silvestrone parla di un progetto presentato al comune di Elmas nel terreno di Santa Caterina dove Dan Meis vorrebbe lasciare un’opera innovativa. L’architetto americano punta anche all’area tra Selargius e Monserrato per la costruzione di un impianto sportivo o commerciale, ritenendo strategica la zona. Questo comporterà una collaborazione con la società calcistica del Selargius che potrebbe diventare una squadra satellite del Cagliari. Ma Silvestrone ci tiene a precisare che “dietro Dan Meis non c’è Massimo Cellino. Cellino fa ciò che vuole, non ha bisogno di me e soprattutto Dan Meis si farebbe manovrare da Cellino, né si presterebbe a questi giochetti. Meis è la garanzia per cui i tifosi del Cagliari devono stare tranquilli sulla riuscita dell’operazione”.
Silvestrone ritiene che comprare il Cagliari sia un affare. Sana, senza debiti ma con molto utile, può essere portata a grandi livelli. “Abbiamo intenzione di espandere il mercato del Cagliari anche al di fuori dell’Europa. Forse non in Cina come qualche altro sta facendo qui in Sardegna (chiaro riferimento all’arrivo dello sponsor cinese per la Dinamo Sassari, nda), ma il suolo americano può portare un ritorno d’immagine non indifferente”. L’ultimo pensiero va al presidente del Parma Ghirardi, dimessosi da presidente e proprietario dopo che è stata negata l’Europa League al suo team a causa di un errore della FIGC e della Lega. Silvestrone assicura che, appena in sella, la società inizierà ad intessere i movimenti giusti affinché il Cagliari venga tutelato come le altre squadre e possa acquistare sempre più potere. Per questo, promette, verrà fatta una squadra capace di vincere spesso e conquistare sul campo quella forza politica che la renda decisiva all’interno della Lega.
Simone Spada