Gilberto Murgia non è più il direttore generale dell’Ente foreste. Ma all’ex carabiniere in pensione, ‘licenziato’ dal Tar che ha considerato illegittima la sua nomina, resta comunque il secondo incarico, quello da commissario straordinario per la peste suina.
Era il 3 agosto 2012, quando Murgia, che da ventisette mesi guidava l’Ente foreste, prese in mano anche la delega alla peste suina, sempre su indicazione dell’Udc. Eccolo il decreto firmato da Ugo Cappellacci e contro il quale la sentenza dei giudici amministrativi non ha alcun effetto. Perché si tratta, appunto, di un doppio incarico.
Murgia, classe 1944, non è dunque un disoccupato di lusso. Il decreto che gli è valsa la seconda poltrona attualmente intoccabile, è il numero 105. Oggetto: “Tavolo interassessoriale per l’attuazione di misure straordinarie nella lotta alla peste suina africana. Nomina del delegato del presidente”.
E qui la storia si fa ancora più curiosa. Infatti: nel ruolo di commissario straordinario, Murgia ha sostituito Delfo Poddighe, ovvero il presidente (ancora in carica) dell’Ente foreste, altro fedelissimo di Giorgio Oppi. Poddighe lasciò la delega alla peste suina il 25 luglio 2012: nove giorni dopo la staffetta, con la doppia poltrona assegnata stavolta al direttore generale dell’Ente foreste, silurato ieri.
Intanto arrivano i primi commenti sul siluramento di Murgia, per ordine del Tar. A parlare è Raffaele Lecca, segretario regionale della Flai (Federazione lavoratori agroindustriali) Cgil, cioè il comparto nel quale sono inquadrati i forestali. “Come sempre più spesso succede – dice il sindacalista – ci vogliono i giudici per riportare legalità dopo le nomine illegittime fatte dalla politica”.
Lecca non non fa sconti nel ripercorrere la gestione dell’ex carabiniere, un mandato cominciato a giugno 201o. “Fin da subito – spiega il segretario – si era capito che l’operato di Murgia sarebbe stato fallimentare. L’ex direttore generale si è distinto solo per azioni censurabili, denunciate pubblicamente a più riprese dalla Flai Cgil”. Lecca fa un elenco: “In totale dispregio delle regole sindacali, ci sono trasferimenti di dipendenti o assegnazione di mansioni a persone che non avevano i titoli per farlo. E dove invece sarebbe stato necessario intervenire, per esempio nella definizione di un piano regionale per la forestazione, abbiamo registrato con amarezza solo un’assoluta paralisi”.
Il segretario lancia un appello alla politica, specie adesso che le elezioni sono alle porte: “Fino a quando i partiti affideranno gli incarichi seguendo logiche di favoritismo anziché la selezione per competenze, non verrà mai raggiunto alcun traguardo, come nel caso di Murgia. Abbiamo sempre sostenuto che fosse una bravissima persona, ma per guidare l’Ente foreste ci vuole un manager non è sufficiente essere un amico della politica. Bisogna saperlo gestire un bilancio da 160 milioni. La speranza della Flai Cgil è che il prossimo direttore generale sia all’altezza della sfida e sappia assumersi responsabilità di governo”.
Alessandra Carta