Sassari-Olbia, misura antimafia contro una delle imprese appaltatrici

Dalle cronache palermitane del quotidiano Repubblica del 15 novembre scorso la notizia è rimbalzata in Calabria e oggi arriva in Sardegna: la Tecnis, impresa siciliana che ha in appalto due lotti della Sassari-Olbia, ha ricevuto una misura interdittiva antimafia dal prefetto di Catania.

La società sta lavorando alla costruzione della strada isolana sui lotti cinque e sei, sedici chilometri tra Berchidda e Monti per un appalto da 90 milioni di euro. Si tratta  solo di una piccola parte del portafoglio di questa azienda che ammonta a diversi miliardi di euro.

Le motivazioni di Maria Guia Federico, prefetto catanese che ha firmato il provvedimento, sono state secretate e questo rivela che ci sono indagini ancora in corso. Secondo indiscrezioni alla base della misura interdittiva non ci sarebbe solo un dossier elaborato nel 2014 dalla Direzione investigativa antimafia di Catania – dal quale già erano emerse infiltrazioni di imprese in odore di mafia nelle forniture e nei subappalti – ma ulteriori elementi raccolti durante indagini che non si sono ancora concluse

La Tecnis è uno dei colossi imprenditoriali del Meridione. Si è aggiudicata la realizzazione di numerose opere pubbliche in Sicilia (la metropolitana di Catania, l’anello ferroviario a Palermo), in Calabria (i nuovi ospedali di Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro). Ha un migliaio di dipendenti e il rischio che la caduta della copertura antimafia blocchi le opere ha suscitato grande allarme anche nelle organizzazioni sindacali.
Gli amministratori dell’azienda, Concetto Bosco e Mimmo Costanzo, nelle scorse settimane sono finiti ai domiciliari perché nell’inchiesta ‘Dama Nera’, quella sulle tangenti Anas, e si sono dimessi da tutti gli incarichi all’interno delle aziende del gruppo.

L’inchiesta su possibili infiltrazioni mafiose non è l’unica a gettare ombre sulla Sassari-Olbia: gli inquirenti isolani già da tempo stanno ricostruendo il collegamento tra Sindacopoli, lo scandalo-corruzione che ha coinvolto amministratori locali, liberi professionisti e società in tutta l’Isola, e l’affidamento degli appalti per la strada. Nell’inchiesta sarda sono già stati sentiti alcuni esponenti dell’esecutivo regionale: avrebbero favorito alcuni imprenditori e tecnici nell’affidamento di due dei dieci lotti in cui sono stati suddivisi i lavori.

Le due inchieste, quella della Direzione antimafia di Catania e quella isolana, per ora viaggiano su due binari paralleli. Si attendono nuovi sviluppi nelle prossime settimane, quando con la chiusura delle indagini di Sindacopoli si conosceranno i nomi di tutti gli indagati.

 

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