Sanità, il Veneto attrae più dell’Isola: due dottoresse scelgono Feltre

Manuel Scordo

Mentre in Sardegna non si riescono a trovare medici per le zone disagiate che restano sempre più spesso sguarnite di guardia medica e di camici bianchi, i medici sardi scelgono di lavorare in altre regioni d’Italia, abbandonando l’Isola dove la proposta lavorativa è poco attrattiva. La conferma arriva da quanto accaduto a Feltre dove dai primi di marzo hanno preso servizio due dottoresse cagliaritane come medici di continuità assistenziale.

Lo scrive direttamente la Ulss 1 Dolomiti sul proprio sito Internet e sulla pagina Facebook annunciando l’arrivo delle nuove due dottoresse. “Hanno preso servizio, accolte dal direttore generale, due nuovi medici di continuità assistenziale: le dottoresse Priscilla Baldussu e Aminah Abushalha“, si legge sul profilo social della Ulss dove viene pubblicata anche la foto. “Le giovani professioniste provengono da Cagliari, dove si sono laureate, e, dopo alcune esperienze lavorative, hanno risposto all’appello dell’Ulss Dolomiti e si sono trasferite a Belluno”.

L’offerta formulata dall’Ulss 1 Dolomiti era difficile da rifiutare. Un pacchetto ‘tutto compreso’ con incentivi da far gola. L’appello per trovare medici disponibili a turni di continuità assistenziale era stato lanciato lo scorso anno. “Per rendere attrattivo il territorio, e spingere i medici a scegliere le sedi provinciali per l’esperienza di guardia medica, era stato proposto un pacchetto completo di appartamento, incentivo economico e formazione”, si legge nel comunicato dell’Ulss. Tre i punti chiariti subito per attrarre i nuovi professionisti.

Il primo è la disponibilità dell’appartamento: “Grazie alla disponibilità dei sindaci, sono stati individuati degli alloggi che potranno essere dati in uso ai medici disponibili a coprire almeno 2 settimane di turni di continuità assistenziale – si legge nell’appello -. Gli appartamenti, arredati di tutto il necessario, sono già stati individuati nei comuni di San Nicolò Comelico, Cibiana e si sta rendendo disponibile anche un alloggio a Falcade. Si tratta di strutture situate in località a vocazione turistica, immerse nella natura e da dove è possibile praticare diversi sport. Ulteriori alloggi sono in fase di individuazione”.

Il secondo punto messo in luce nell’appello è l’incentivo economico: “Attualmente l’incentivo consiste nel riconoscimento per le ore straordinarie, quindi oltre le 104 ore al mese previste, l’importo orario di 40 euro. Sono in fase di definizione ulteriori riconoscimenti economici che tengano conto delle difficoltà di operare nelle zone disagiate”.

E infine la formazione: “È stato organizzato un corso sull’emergenza e urgenza in modo da accompagnare i giovani professionisti nel percorso e dare loro quell’esperienza pratica utile, anche dal punto di vista umano. Il corso ha preso avvio in modalità online con la prima lezione del primario del pronto soccorso di Feltre, Edoardo Rossi. Il corso è anche l’occasione di fare rete e condividere esperienze e competenze: dagli incontri con i medici di continuità assistenziale, infatti, era emersa questa necessità di scambio”.

Una proposta complessa quella formulata dall’Ulss 1 Dolomiti, strutturata proprio per attirare soprattutto nelle zone disagiate del territorio le nuove professionalità, rendendo loro più semplice e gradevole il lavoro e, allo stesso tempo, assicurare al territorio i medici. Una proposta che forse dovrebbe essere formulata in maniera identica anche in Sardegna per attrarre i medici ed evitare che quelli presenti abbandonino il territorio. Sono mesi che da nord a sud dell’Isola arrivano le segnalazioni da parte dei cittadini per la mancanza di medici di base. Si sono formati comitati di cittadini che si sono rivolti anche alla giustizia per chiedere una soluzione al problema, ma al momento non sembra essere stata trovata alcuna soluzione.

Manuel Scordo

Manuel Scordo

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