“Quando sono arrivato in carcere con più di vent’anni da scontare davanti a me ero disperato. Ho pensato che avrei potuto uccidermi. E invece ho deciso di reagire: ho iniziato a scrivere, a leggere, a impiegare il tempo che avevo a disposizione per dedicarmi a qualcosa di bello”. Rinaldo Schirru, 59 anni, è impegnato a intrecciare strisce di cuoio nel suo laboratorio di San Basilio mentre ci racconta la sua storia. Attorno a noi borse, cinte, zaini, ‘tasche’ e pelli conciate che rivenderà a qualche fiera: un vecchio hobby che è diventato impegno quotidiano adesso che è tornato in libertà. Dal marzo di quest’anno ha di nuovo tutta una vita da vivere.
Ma la sua vera passione sono i libri: racconti e romanzi, filosofia, storia e poesia. Coi libri Schirru ha trovato una preziosa compagnia in carcere, dove ha passato più di metà della sua vita, trentadue anni per l’esattezza, prima condanna nel 1979 a nove anni, seconda nel 1993 a ventitré. Visto il suo amore per la lettura, il direttore del carcere cagliaritano di Buoncammino, dove ha passato gli ultimi anni, gli propose di occuparsi della biblioteca sotto la guida di un altro detenuto poi tornato libero: sistemare gli scaffali, imparare a catalogare i nuovi testi in arrivo, seguire prestito e restituzione.
Così Rinaldo Schirru ha studiato il sistema Sbn per mettere i libri in rete e classificarli in base all’argomento ed è diventato l’ultimo bibliotecario di Buoncammino: ha lavorato qui tra il 2013 e il 2014 prima che tutti i carcerati venissero trasferiti a Uta. “Un’esperienza meravigliosa – racconta commosso – il mercoledì, giorno del prestito, c’erano anche settanta detenuti che venivano a studiare o chiedere libri in prestito. In dieci mesi abbiamo prestato quasi cinquemila testi, vuol dire che abbiamo lavorato bene e che per chi sta in carcere la biblioteca è una risorsa preziosa”.
Si legge di tutto dietro le sbarre: narrativa, storie di carcere e carcerati soprattutto, ma si studia anche geografia, filosofia, scienze, tecniche agricole, l’orto e la vigna. Wilbur Smith, Michela Murgia, Oriana Fallaci, e tanta poesia, specialmente d’amore, i testi più richiesti. Tra gli spazi della biblioteca sono arrivati anche i volontari dell’associazione cagliaritana Tusitala: Carlo Birocchi, Rosi Giua, Dario Cosseddu, Raffaele Cattedra, Luisanna Pani: “Con loro abbiamo letto Alda Merini, Dino Campana, Nazim Hikmet, Dylan Thomas. La metà dei detenuti in carcere si dedica alla lettura, e molti sono anche bravi lettori. Non stupisce, dato che leggere e scrivere sono gli unici hobby pienamente consentiti in carcere, quelli che forse danno più conforto nei momenti bui. Per me poi il lavoro da bibliotecario è stato particolarmente importante: i libri mi hanno premiato, in carcere chi si impegna nella cultura è guardato con più fiducia di chi invece si spegne. Se il detenuto stesso non reagisce e si abbandona a se stesso, come spera che gli altri possano credere in lui?”.
Tra le sbarre Schirru si è dedicato anche alla poesia: tutto merito di una educatrice che a Badu’e Carros tanti anni fa ha voluto leggere quello che scriveva e lo ha convinto a pubblicare i suoi versi in una prima raccolta a cui è poi seguita la seconda. In cantiere ci sono anche due romanzi in parte autobiografici: storie di vita vissuta, memorie e affetti, soprattutto quelli per la sua famiglia e per la donna che in tutti questi anni ha continuato a stargli accanto. Una storia d’amore struggente, quella tra Rinaldo e Ottavia: si sono conosciuti e innamorati da ragazzi, si sono sposati in carcere 33 anni fa. La donna ha poi cresciuto praticamente da sola i tre figli ma in tutti questi anni non ha mai smesso di stare accanto al marito. “L’ultima condanna? Ero innocente. Eppure ho reagito, ho scelto di andare avanti nel modo più utile: ho scritto tanto, letto e studiato. Nel 2002 sono riuscito ad avere un computer, con quello ho costruito anche un sito internet dove pubblicavo le mie poesie”.
Oggi Rinaldo Schirru, uomo libero, ha un sogno: costruire un’associazione di ex detenuti con cui è ancora in contatto accomunati dalla passione dei libri: “Mi piacerebbe tornare in carcere per trasmettere quello che è stato insegnato a me: adesso è arrivato il nostro turno di aiutare gli altri”.
Francesca Mulas
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