Racket pompe funebri a Cagliari, in 136 verso maxi processo

Chiusa l’inchiesta sul presunto racket delle pompe funebri. Il sostituto procuratore del tribunale di Cagliari, Giangiacomo Pilia, sta notificando in queste ore gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari ai 136 titolari di agenzie mortuarie e ai sanitari di importanti ospedali cagliaritani. Secondo l’ipotesi accusatoria, negli obitori del Brotzu, Santissima Trinità, San Giovanni di Dio e al Marino vigeva un vero e proprio tariffario: un accordo tra sanitari e agenzie per la segnalazione dei decessi, così che si potessero assicurare i servizi funebri. A maggio, quando erano scattati i provvedimenti cautelari, erano finiti nel registro degli indagati in 168, mentre per venti erano scattati gli arresti domiciliari. Completata l’inchiesta, il magistrato ha ridotto il numero degli inquisiti per i quali si appresta ora a chiedere il rinvio a giudizio.

Le presunte mazzette, secondo i carabinieri di Cagliari che hanno compiuto gli accertamenti anche con telecamere nascoste negli ospedali, sarebbero state pagate dal 2013 e al 2015 con un giro d’affari di oltre mezzo milione di euro. A far partire l’inchiesta era stato un esposto di alcune agenzie rimaste fuori dal business. Per ogni favore scambiato tra i dipendenti ospedalieri e le pompe funebri giravano, secondo gli inquirenti, tra i 20 e i 200 euro. Scambi di denaro ripresi dalle telecamere e ora agli atti del fascicolo che si è appena chiuso e che sarà messo a disposizione degli avvocati. Le accuse contestate a vario titolo dal pm Pilia vanno dall’induzione indebita continuata in concorso alla truffa aggravata, ma ci sono anche dei casi di presunti falsi. Nei prossimi giorni gli indagati avranno la possibilità di chiedere di essere interrogati o presentare memorie. La parola adesso passa alle difese, prima che il magistrato formalizzi al Gip la richiesta di rinvio a giudizio.

 

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