Francesco Rocca era pieno di debiti. Lo hanno confermato di fronte alla corte d’assise di Nuoro, alcuni testi del processo per l’omicidio di Dina Dore – in cui il marito Francesco Rocca è accusato di essere il mandante. Testimoni che hanno raccontato i crediti vantati nei confronti di Rocca: somme di denaro, piccole o grandi, che in alcuni casi Rocca ha chiesto in prestito ad amici, mentre in altri sono debiti lasciati in sospeso nei confronti di fornitori cui ha commissionato materiale edili, senza mai riuscire a saldare completamente il conto. Le forniture servivano per la ristrutturazione della villa alle porte di Gavoi di proprietà dell’avvocato Piras, acquistata da Francesco Rocca dopo la sua morte.
Ieri ha deposto di fronte alla Corte d’Assise anche Giovannantonio Piras figlio dell’avvocato che ha confermato l’acquisto della casa di famiglia da parte di Rocca e spiegato la modalità di pagamento: 375 mila euro in tutto, versati in tre tranche. Le prime due tranche (3 gennaio e 4 marzo 2008) prima della morte di Dina, il saldo di 175mila euro versato invece dopo la morte della moglie di Rocca, nel dicembre 2008. Nei confronti della famiglia Piras, il dentista di Gavoi non ha lasciato conti in sospeso. Ma mentre da una parte faceva affari, dall’altra contraeva debiti. Lui, l’affermato dentista gavoese, figlio di una famiglia possidente, si indebitava continuamente. Un’attività, quella di contrarre debiti, che Rocca mette in essere già nel 2004. In quell’anno il dentista di Gavoi chiede in prestito una cifra consistente all’amico di Oliena Salvatore Puligheddu, imprenditore nell’ambito dei trasporti e del movimento terra.
Puligheddu (che ha dichiarato un’amicizia di famiglia antica con i Rocca) ha esposto la sua versione dei fatti: ha raccontato di aver prestato a Rocca tra il 2004 e il 2005 qualcosa come 100mila euro. E lo ha fatto senza chiedergli per cosa servissero precisamente quei soldi e senza mettere mai nero su bianco: zero contratti scritti, zero ricevute. “C’era un’amicizia antica e una fiducia incondizionata nei confronti di Francesco”, ha detto Puligheddu. Una fiducia che poi invece si è dimostrata non esserci: “Nel 2004 Francesco mi ha chiesto 50mila euro e glieli ho datti, successivamente nel 2005 me ne ha chiesto altri 50mila e glieli ho dati in due tranche da 25 mila. Erano soldi che provenivano in parte da un regalo di mia suocera che aveva vinto una causa con il comune, in parte da un terreno che avevo venduto. Francesco mi ha detto che doveva fare un investimento. Glieli ho prestati perché avevo in lui la massima fiducia, del resto si è impegnato a restituirmeli il prima possibile perché avrebbe dovuto vendere legna e sughero dai suoi terreni. Una parte di quei soldi però non li ho mai più visti”.
Successivamente a questo prestito Rocca avrebbe chiesto altre somme all’imprenditore di Oliena “somme di 2, 3mila euro”. Insomma, secondo il Pm da parte di Rocca c’era “un’attività continua nel chiedere soldi che non si capisce bene a cosa servissero”. Evidentemente però Puligheddu non conosce bene l’amico di famiglia che invece tradirà la sua fiducia: “Una parte dei soldi, circa la metà me li ha restituiti – ha detto l’imprenditore – la rimanente metà non l’ho mai più vista indietro”. Il Pm Danilo Tronci non crede alla versione raccontata da Puligheddu – quella di avergli prestato una cifra così consistente senza chiedergli per cosa serviva – ma obietta anche che evidentemente non c’era tutto questa amicizia tra i due, visto che tra di loro, quando Puligheddu vede che i soldi non tornano più indietro, intercorrono qualcosa come 260 telefonate: “Ho iniziato a tartassare Francesco perché i soldi mi servivano per la costruzione di una casa e per mandare mia figlia all’università” ha spiegato l’imprenditore.
Dalla testimonianza di Puligheddu emerge anche che quei 100 mila euro non erano l’unica somma che aveva prestato a Rocca: “Altre volte mi aveva chiesto piccole somme di 2 o 3mila euro che gli ho dato in contanti”ha raccontato l’imprenditore. La cifra totale prestata al dentista di Gavoi, Puligheddu non è stata in grado di quantificarla, l’unica certezza è a suo dire, che Rocca gli deve ancora circa 50mila euro. La sua testimonianza “fumosa” però non ha convinto i giudici per questo Puligheddu sarà interrogato di nuovo alla prossima udienza: alla quale dovrà portare le prove documentali. “I soldi prestati a Francesco negli anni tra il 2004 e il 2005 sono quasi tutti tracciabili” ha detto l’imprenditore di Oliena.Subito dopo è stato sentito anche Nino Secchi, congnato di Puigheddu e compare di battesimo di Francesco Rocca: “Mio cognato Salvatore Puligheddu, mi ha chiesto di intervenire presso Francesco Rocca per fargli restituire i soldi che gli servivano per finire una casa che stava costruendo a Oliena” ha detto Secchi. Una circostanza che qualche minuto prima Puligheddu aveva negato, raccontando che l’unica in casa a sapere di questo problema con Rocca fosse sua moglie. Dopo i due cognati di Oliena è stato il turno di due imprenditori: Francesco Nieddu di Orani fornitore di infissi e Giovanni Bussu di Ollolai che ha una rivendita di maeriali edili.
Nieddu ha raccontato che Rocca non gli avrebbe pagato 3mila euro di infissi, mentre Bussu lamenta la restituzione del saldo di una cifra servita per l’acquisto di blocchetti e tegole che ammonta a circa 800 euro. Forniture che sarebbero dovute servire per la ristrutturazione della villa dell’avvocato Piras, acquistata da Rocca. debiti che risalgono agli anni che vanno dal 2009 al 2011. In mattinata era stato invece il turno dei coniugi Porcu, ultraottantenni dirimpettai della casa di Sant’Antiocru dove Francesco Rocca a Dina Dore vivevano all’epoca dei fatti, e dove Dina è stata uccisa: Giovannantonio Porcu e Lina Piras tra le 18,30 e le 19,00 di quel 26 marzo 2008 non hanno visto e sentito niente, nonostante il marito della signora a quell’ora sia uscito in strada per andare a letto: dalla cucina rustica dove la copia vive per andare al piano superiore infatti, bisogna necessariamente uscire in strada. Ma i due hanno dichiarato di aver solo sentito una bambina piangere :“Pensavamo che fosse con la madre” hanno dichiarato entrambi. Neanche quando il presidente della corte Antonio Luigi Demuro, volendo far leva sul suo istinto di mamma, ha fatto vedere alla signora Piras le foto del corpo senza vita di Dina Dore, l’anziana donna ha ripensato alle sue risposte reticenti: “Non ho visto niente”ha continuato a dire. Tra testi reticenti – la settimana scorsa hanno sfilato gli altri vinici di casa di Dina Dore- e affari poco chiari del dottor Francesco Rocca, procede il processo per il terribile omcidio di Dina Dore. La prossima settimana verranno sentiti altri testi relativamente agli affari di Francesco Rocca e la Corte d’Assisi cercherà di dare una risposta alla domanda che torna insistente: a cosa servivano i soldi per cui Francesco Rocca si è indebitato sino al collo?
Intanto la Corte ha fissato per lunedì prossimo, 16 dicembre, un sopralluogo a Gavoi, in via S.Antioco e nella casa dove è avvenuto il delitto, al quale prenderà parte anche Rocca che verrà accompagnato dagli agenti penitenziari. Mentre nel pomeriggio dello stesso giorno dovrebbe riprendere l’udienza con altri testi.
Maria Giovanna Fossati