Ha trascorso la notte nel carcere di Badu e’ Carros a Nuoro, Graziano Mesina, 78 anni, catturato dai carabinieri del Ros dopo un blitz notturno in una casa di Desulo. Una latitanza durata circa un anno e mezzo, iniziata il 2 luglio del 2020, e trascorsa in Sardegna: secondo quanto hanno riferito i carabinieri del Ros, infatti, non ci sono elementi che fanno pensare a tappe in continente.
Sono le sue legali, Beatrice Goddi e Maria Lusia Vernier, si soffermano sulle sue condizioni di salute che non sono buone e non è escluso che nei prossimi mesi presentino un’istanza per la valutazione delle sue condizioni psicofisiche e capire se sono compatibili con la detenzione carceraria.
Intanto a Orgosolo i compaesani di Mesina non vogliono più parlare delle vicende che lo riguardano. “Lasciatelo in pace ormai è vecchio e malato – dice una signora poco più anziana di lui, all’uscita dalla messa in Corso Repubblica -. È tutta la vita che parliamo degli arresti e delle evasioni di Graziano, mai avrei pensato che a quasi 80 anni sarebbe stato preso di nuovo da latitante”. Il parroco del paese don Salvatore Goddi si appresta a tornare a casa dopo l’omelia, ma non vuole rilasciare dichiarazioni. I clienti del bar ‘ziu Mesina’, dove l’ex latitante prima di darsi alla fuga passava i pomeriggi dopo l’adempimento all’obbligo di firma nella caserma dei carabinieri, commentano stancamente: “L’ultimo periodo era affaticato, aveva perso la baldanza di sempre. Dalla caserma dei carabinieri faceva un salto qui per passare la serata, cercava compagnia, forse si sentiva solo”.
Mesina si ritrova così dietro le sbarre per scontare una pena a 30 anni di carcere, confermata dalla Cassazione, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. E sarebbe stato proprio questo elemento a spingere il bandito sardo alla latitanza, così come tante volte è capitato nella sua vita, per la paura di ritornare dietro le sbarre. Beatrice Goddi e Maria Lusia Vernier, l’ex primula rossa alla domanda del perché della fuga, ha risposto: “Ho già fatto già troppa galera, oltre 45 anni e l’idea di tornare lì dentro per morirci, mi spaventava”.
Il blitz notturno nel centro di Desulo ha messo fine alla fuga, dopo un anno e mezzo di ricerche. Mesina è stato sorpreso al letto, ancora vestito prima di fare una smorfia e farsi amanettare senza dire una parola e senza reagire. Per mesi gli investigatori del Ros e del Comando provinciale di Nuoro hanno ascoltando le conversazioni dei parenti e degli amici di ‘Grazianeddu’, seguendo i loro spostamenti. L’attenzione si è concentrata su Desulo e la svolta è arrivata qualche giorno fa. Mesina, o un uomo con le sue fattezze, è stato visto passeggiare in città ed entrare in una casa in contrada Gennargentu. I militari hanno tenuto sotto controllo quell’abitazione a tre piani e riconosciuto, spiando da una delle finestre al primo piano, il volto dell’ex primula rossa.
Tra le 2.30 e le 3 è scattato il blitz che ha visto coinvolti i carabinieri del Ros, i colleghi del Gis e del Comando provinciale di Nuoro. Un boato ha squarciato il silenzio della notte di Desulo, quello con cui è stata fatta saltare la porta d’ingresso, “ma nessuno in paese ha aperto una finestra per controllare cosa stesse accadendo”, hanno precisato i carabinieri. Mesina non ha opposto alcuna resistenza ed è stato arrestato.
In manette con lui sono finiti i proprietari dell’immobile, Antioco Gioi, 56 anni, e la moglie Basilia Puddu, di 47, accusati di favoreggiamento. Ai due sono stati concessi gli arresti domiciliari. Le indagini dei carabinieri si stanno concentrando come Mesina abbia trascorso l’ultimo anno e mezzo con l’obiettivo di ricostruire la rete di fiancheggiatori che lo hanno aiutato.