A 24 ore di distanza dalle inquietanti rivelazioni sul riscatto che sarebbe stato versato dall’Italia per la liberazione dei quattro dipendenti della Bonatti rapiti in Libia nel luglio di un anno fa arriva un comunicato stampa che smentisce tutto: nessun pagamento fu versato per la liberazione degli ostaggi e le operazioni per riportarli a casa, nonostante l’epilogo tragico con la morte di due dei rapiti, si svolsero in un clima di proficua collaborazione tra agenti libici e italiani.
La smentita arriva dagli uffici di Mustafa Nuah, capo dei servizi segreti libici, che intervistato sul Corriere della Sera il 14 agosto aveva invece dichiarato: “Per liberare i quattro, gli Italiani hanno negoziato direttamente con le milizie e tribù locali di Sabratha, dove erano stati portati i tecnici della Bonatti. È addirittura stato pagato un riscatto di 13 milioni di euro”.
La nota che nega quanto scritto dal quotidiano italiano è stata diffusa ieri in arabo e ripresa dall’Ansa. ‘La liberazione delle suddette persone è avvenuta nel quadro di un’operazione dei servizi segreti – scrive Nuah -. Colgo anzi questa occasione per esprimere l’apprezzamento per la collaborazione continua tra i servizi segreti italiani e i servizi segreti libici a Tripoli, convinto che la continuità di questa collaborazione avrà un impatto positivo per quanto riguarda la lotta al terrorismo in Libia e in Europa in generale, e invitiamo tutti i servizi segreti europei a prendere l’esempio da quelli italiani e di non usare i canali sbagliati che non fanno parte del contesto legittimo e che non faranno altro che aumentare i rischi di terrorismo in Libia e in Europa”. Nuah definisce “prive di fondamento” le notizie riportate sul Corriere a proposito del pagamento di un riscatto da 13 milioni di euro. La nota si conclude con un invito alla stampa “ad essere precisa nel riportare notizie che riguardano la sicurezza di tutta l’area”.
Fausto Piano, Salvatore Failla, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno furono rapiti da gruppi criminali libici il 19 luglio 2015. Il 3 marzo scorso i servizi segreti italiani hanno confermato che due degli ostaggi, Pollicardo e Calcagno, riuscirono a liberarsi mentre Fausto Piano di Capoterra e il suo collega siciliano Salvatore Failla rimasero uccisi in un conflitto a fuoco.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni pochi giorni dopo ha sottolineato che l’Italia non ha mai trattato coi criminali e non ha versato alcuna somma come riscatto per la liberazione degli ostaggi. L’intervista pubblicata due giorni fa sul Corriere della Sera e la successiva smentita gettano una nuova luce sulla vicenda, che a distanza di sei mesi presenta ancora molti punti oscuri.
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Francesca Mulas