Piaggio, gli Emirati, la guerra in Yemen. E i test in Sardegna su missili e droni

Sette lettere. Non una di più, non una di meno: Piaggio. Per il resto, il buio. Sulle attività che la società di Villanova d’Albenga intende effettuare dal primo marzo al 30 giugno nei poligoni di Quirra e Capo San lorenzo, il calendario compilato ogni anno dal ministero della Difesa rimane muto. Certo, sul fatto che si parli di Piaggio Aerospace e non dei ‘cugini’ di Pontedera che si occupano di scooter – la ‘scissione’ risale al 1964 – non sembrano esserci dubbi. Ma rimane un interrogativo: che cosa dovranno mai sperimentare i tecnici della Aerospace durante i 122 giorni a Perdasdefogu e gli altrettanti che trascorreranno a Capo San Lorenzo? I documenti, come detto, non lo dicono. Eppure fino a luglio i cieli saranno piuttosto affollati, in quell’area di Sardegna. Si sa ad esempio della presenza in massa dei professionisti di Leonardo-Finmeccanica. E si sa anche perché: in calendario c’è l’attività sperimentale con gli Atr72 anti-sommerigibili, i ‘classici’ Tornado, gli Eurofighter Typhoon e i caccia da addestramento M346 prodotti da una società di famiglia, la Alenia-Aermacchi. Lo si legge nel medesimo documento che tace sul programma della Piaggio.

È possibile che l’omissione non sia voluta, che si tratti di una semplice dimenticanza. Per farsi un’idea però, può essere utile mettere insieme alcune informazioni. A partire dal calendario di utilizzazione dei poligoni sardi relativo al 2016, ben più prodigo di informazioni. Da quel documento si viene a sapere, ad esempio, che la Piaggio Aerospace è una habituée dei cieli sardi. Già lo scorso anno infatti è stata impegnata nei test sul drone P1HH (Hammerhead) e sulle capacità dell’area senza pilota di sganciare bombe MK81 da 250 libbre. Come quelle, ad esempio, prodotte dalla Rwm Italia negli stabilimenti di Domusnovas. È plausibile che le sperimentazioni in programma tra qualche settimana, non si discostino più di tanto rispetto a quelle del 2016. Il perché è presto detto: il drone P1HH non sembra ancora pronto per l’avvio delle forniture già accordate ai rispettivi acquirenti. Vale a dire l’Aeronautica militare (6 apparecchi) e, soprattutto, gli Emirati arabi uniti (8 Hammerhead). Lo raccontano le cronache del maggio scorso, quando durante un test un velivolo si inabissò al largo delle coste trapanesi. È chiaro dunque che la fase di ‘validazione’ e sperimentazione è tutt’altro che terminata, con un netto ritardo sul tabellino di marcia.

Ma c’è anche un altro elemento che può contribuire a spiegare la natura delle imminenti attività nei poligoni di Perdasdefogu e Capo San Lorenzo, ed è direttamente collegata alla proprietà della Piaggio Aerospace e allo scenario geopolitico internazionale. A dispetto dell’italico nome infatti, l’intero pacchetto societario è in mano alla Mudabala development company, fondata nel 2002 dal governo di Abu Dhabi (capitale degli Emirati arabi uniti) “come attore principale della diversificazione economica dell’Emirato”, si legge nel sito ufficiale. Il presidente del consiglio di amministrazione è “Sua Altezza lo Sceicco Mohamed Bin Zayed Al Nahyan“, principe ereditario di Abu Dhabi e vice comandante supremo delle Forze armate.

L’interesse degli Emirati Arabi Uniti verso il settore ‘Difesa’ non è nuovo. Già negli anni ’90, attraverso il fondo d’investimento sovrano Tawazun Holding – guidato sempre da Mohamed Bin Zayed al Nahyan – e capitali privati, il governo emiratino dava vita ad una joint venture con la Rheinmetall Ag (capofila del colosso tedesco Rheinmetall che, attraverso la Rheinmetall Waffe Muniton, controlla la Rwm Italia, sede legale a Brescia e produzione a Domusnovas, nell’Iglesiente) per la realizzazione di una fabbrica d’armamenti. La società, che prese il nome di Burkan Munitions, venne poi rilevata dai fondi emiratini nel 2012. E oggi è “capace di confezionare granate da 40 mm, proiettili di artiglieria da 155 mm e diverse tipologie di razzi, oltre ad alcune bombe della serie Mk”, dice l’esperto tedesco Otfried Nassauer, secondo il quale “la produzione di questi armamenti sembra aver richiesto il trasferimento di tecnologie e/o materiali da Austria, Sud Africa e Italia”. Insomma, un fitto intreccio di relazioni commerciali e militari tra l’Isola e gli emiri sembra preesistere alla probabile sperimentazione dei droni P1HH in Sardegna.

D’altra parte, quest’affermazione è suffragata dal solido export delle bombe Mk prodotte in Sardegna verso gli Emirati. Infatti, secondo l’Istat ammonta a 6,2 milioni di euro il valore commerciale delle forniture di armamenti diretti dall’Isola verso Abu Dhabi nel 2015, circa 1,5 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. Mentre per il 2016 (dato provvisorio) si parla di appena 500mila euro.

Mentre esistono inconfutabili prove fotografiche relative all’utilizzo delle bombe ‘sarde’ nello Yemen da parte dell’Arabia Saudita, non si può dire altrettanto per gli Emirati Arabi Uniti. In ogni caso, gli emiri fanno parte della coalizione araba – sunnita che nello Yemen guida l’offensiva contro i ribelli Houti. Una guerra dimenticata, che ha già causato circa 7.400 morti, metà dei quali civili, e fatto registrare numerose violazioni del diritto internazionali, sostiene l’Onu. L’aeronautica saudita, infatti, non ha risparmiato scuole e ospedali.

Non si può allora escludere che i droni P1 HH della Piaggio possano essere impiegati proprio nell’ambito di questo sanguinoso conflitto. Magari dopo un intenso test condotto tra il mare e l’entroterra ogliastrino. Con munizioni made in Sardinia.

Pablo Sole e Piero Loi

 

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