Pellet taroccato e commercializzato illegalmente. In seguito a questa doppia accusa la Guardia di finanza ha sequestrato in tutta Italia – e c’è anche un filone sardo – oltre 5 mila le tonnellate di ‘carburante’ per stufe non regolare. In totale sono 52 le persone finite sul registro degli indagati tra titolari di azienda, rivenditori, produttori, importatori e grossisti. Devono rispondere tutti di contraffazione e frode in commercio.
Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati anche macchinari e impianti industriali destinati alla produzione del pellet illegale: in totale 47 pezzi che vanno ad aggiungersi a più di un milione e mezzo di sacchi vuoti destinati ad essere riempiti ed immessi sul mercato con indicazioni mendaci e marchi di certificazione contraffatti relativamente a qualità e conformità ambientale.
L’operazione è nata in seguito ad un’attività di approfondimento e analisi di rischio elaborata dai finanzieri del Nucleo Speciale Beni e Servizi di Roma che, incrociando i dati relativi alle importazioni, alla produzione nazionale, alle vendite ed ai titolari di certificazione, hanno rilevato profili di anomalia meritevoli di approfondimento attraverso l’esecuzione di interventi ispettivi mirati sul territorio.
Il filone sardo riguarda un impianto del Sassarese, a cui sono stati messi i sigilli. Sequestrati 64mila sacchi con marchio contraffatto e pronti a finire sul mercato. Il titolare è tra i 52 denunciati