L’aeroporto di Olbia chiuderà per 45 giorni, nei mesi di gennaio e febbraio 2020, quelli con minore traffico passeggeri. Tutti i voli, in quel periodo, saranno dirottati negli scali di Cagliari e Alghero. La chiusura sarà necessaria per rifare completamente la pista di decollo e atterraggio, un intervento – come spiega l’ad della Geasar (società di gestione dello scalo), Silvio Pippobello oggi nelle pagine del quotidiano La Nuova Sardegna – mai fatto dal Settanta a oggi. “Nel corso degli anni sono stati fatti dei lavori di rifacimento nelle parti di usura, ma mai un intervento così radicale. L’aeroporto sorge su una zona alluvionale, al di sotto ci sono dei banchi d’argilla che subiscono delle deformazioni a seconda dell’umidità. Dopo l’alluvione del 2013, la situazione è peggiorata”, sottolinea Pippobello.
Ma gli interventi nello scalo gallurese saranno diversi, prima ci saranno quelli di allungamento della pista, che non prevedono la chiusura dello scalo, così come per i lavori previsti nell’aerostazione. Per quella parte – che contempla il terminal passeggeri, il terminal autonoleggi (attualmente separato dall’aerostazione), le piazzole di sosta aeromobili, la viabilità land-side di accesso all’aerostazione e le relative aree di sosta (auto private, taxi, autonoleggi, mezzi pubblici ed operatori aeroportuali) – la progettazione e la realizzazione dei lavori è stata già appaltata lo scorso giugno a una joint venture composta da Spea Engineering, Aecom, Satta & Partners – Archigroup e l’ingegner Giovanni Felice Boneddu.
Per tutti gli interventi programmati ci vorranno molti anni di lavoro perché l’adeguamento di tutto l’aeroporto verrà fatto in due step, “il secondo a una distanza di 15 anni dal primo, contiamo così di avere uno sviluppo costante, stimabile in un aumento del traffico passeggeri del 4 per cento medio all’anno”, spiega il numero uno di Geasar alla Nuova.
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