Il 2019 è stato un altro anno pesante per la sicurezza sul lavoro in Sardegna. Secondo il report elaborato dall’Inail, (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni) sono state 12.311 le denunce presentate da gennaio a novembre, in crescita rispetto allo stesso periodo del 2018, chiuso con 11.925 casi. Rimangono invariati, invece, gli incidenti mortali che sono stati diciotto. I dati Inail riguardano tre grandi macro aree: industria e servizi; agricoltura; settore pubblico. Ci sono poi le sottocategorie: infortuni con mezzo di trasporto, quelli senza oppure i casi cosiddetti in itinere, ovvero avvenuti durante il tragitto tra casa e luogo di lavoro (o viceversa).
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Se il numero complessivo di incidenti mortali è rimasto identico da un anno all’altro, a cambiare sono state le modalità. Infatti: rispetto diciotto casi del 2019, quattordici si sono verificati sul posto di lavoro, uno in più rispetto all’anno precedente. Entrando nel dettaglio delle macro aree, è il settore dell’industria e dei servizi quello in cui si conta il maggior numero di infortuni mortali, pari a 13 (72,2%). Di questi, solo tre sono accaduti in itinere, gli altri durante l’orario di lavoro. Altri quattro casi si sono verificati nel settore dell’agricoltura, uno nel pubblico impiego. Nella ripartizione per provincia, il primato del più alto numero di incidenti mortali ce l’ha il nel Sud Sardegna, con cinque decessi. Seguono la Città metropolitana di Cagliari e Nuoro con quattro; Sassari è a quota tre; Oristano a due.
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Dalla distribuzione degli infortuni si ricava come in alcuni settori la sicurezza dei lavoratori – che è un costo – continui a essere non pienamente tutelata o scarsamente garantita. Succede, per esempio, nell’edilizia che con 644 incidenti denunciati nel 2019 fa registrare uno dei primati negativi. Ma in assoluto sono la sanità e l’assistenza sociale i due settori dove da gennaio a novembre dell’anno scorso si è contato il numero più alto di infortuni che si sono verificati in attività legate alla manutenzione delle strutture, all’uso di macchinari pesanti e ingombranti e agli sforzi fisici svolti da infermieri e portantini.
Altro settore critico è quello che riguarda i trasporti e il magazzinaggio, con un totale di 588 incidenti sul lavoro. Si tratta di categorie che l’Inail include nella macro aree dell’industria e dei servizi che ha chiuso il 2019 con 8.823 denunce, in aumento rispetto alle 8.635 dell’anno precedente. Nessun infortunio è stato registrato invece nel settore dell’assistenza familiare, dove pure si fanno sforzi simili a quelli che sopportano infermieri e portantini. Forse la spiegazione è che si tratta di lavori in ambito strettamente privato e probabilmente per questa ragione è difficile l’emersione degli incidenti.
Gli infortuni sul lavoro non mancano tra i dipendenti statali: il pubblico impiego, con 1.960 casi, è anzi secondo nella classifica regionale. Rispetto al totale, 248 incidenti si sono verificati percorrendo la strada che da casa conduce al posto di lavoro. Sono 1.528 le denunce che rigurdano il settore dell’agricoltura. Quando all’età, la gran parte dei lavoratori che si sono fatti male ha tra i 50 e i 54 anni (1.740 casi). Segue la fascia che va dai 55 ai 59 anni che sono in totale 1.628 persone. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, la Città metropolitana di Cagliari è al primo posto con 3.620 denunce di infortuni non mortali, mentre è la provincia di Oristano a registrare il dato più basso, a quota 1.229.
Infine: rispetto alle 12.311 denunce totale del 2019, 7.622 riguardano uomini, 4.689 le donne lavoratrici. Ma questo dipende da più fattori. Intanto: nei settori tradizionalmente più colpiti come l’edilizia, gli addetti sono esclusivamente maschi. Ancora: la disoccupazione femminile è ben più alta rispetto a quella dell’altro sesso, quindi statisticamente è ovvio che ci siano più uomini infortunati.