Giornata del rifugiato, numeri in calo. Ma per la politica è ancora emergenza

A chi parla di emergenza, chiusura di porti e frontiere e respingimenti si potrebbe rispondere con i numeri. Le cifre dei migranti arrivati in Italia e Sardegna riportate dal Ministero dell’Interno e dalle prefetture negli ultimi mesi raccontano una realtà ben diversa da quella di certa propaganda politica: da gennaio a giugno 2018 abbiamo registrato nel paese 16.3160 nuovi migranti, il 77% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017 che ne aveva contato 71mila. Gli stranieri che continuano a imbarcarsi verso le coste italiane sono sempre meno, e questa tendenza è legata certamente all’intesa tra Italia e Libia stipulata nel febbraio 2017: lasciando da parte le questioni umanitarie più volte sollevate dai media e da organizzazioni per i diritti umani che hanno documentato violenze e abusi sui migranti nei centri libici, l’accordo ha contribuito a frenare le partenze e inasprito i controlli nella regione. Non è vero neppure che solo l’Italia fa la sua parte in Europa: lo stesso numero di persone si è infatti diretta verso Grecia e Spagna. Se diminuiscono i viaggi, non è lo stesso per le vittime: nei primi sei mesi dell’anno l’Unhcr, l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, ha contato cinquecento tra morti e dispersi solo nel Mediterraneo centrale. 

Anche la Sardegna ha registrato un deciso segno meno: nel 2017 gli stranieri presenti nei centri di accoglienza sardi erano 5000, oggi sono circa 3900: i dati si trovano sulle tabelle 2018 del piano della Regione Sardegna per la gestione dei flussi migratori non programmati e nei numeri forniti direttamente dalle prefetture. Sono lontani i giorni dei grandi sbarchi, con centinaia di persone stipate nelle navi delle ong o della guardia costiera che venivano indirizzati verso l’Isola: nell’anno in corso non ne abbiamo avuto neanche uno.

E dunque dov’è l’emergenza? Perché quello delle migrazioni continua a essere considerato tema caldo nel paese, tanto da avere uno spazio fisso nell’agenda politica nazionale? I media, in questo, hanno una grande responsabilità. Ed è proprio sul ruolo della comunicazione nella formazione dell’opinione pubblica che sarà dedicato Nois, la Sardegna che accoglie, appuntamento in programma sabato 23 e domenica  24 giugno a Cagliari, Teatro Massimo, organizzato da Sardegna Teatro e Regione insieme ad associazioni e diverse realtà che lavorano nell’accoglienza in occasione della Giornata del Rifugiato che si celebra in tutto il mondo il 20 agosto.

L’evento sarà aperto sabato alle 10 da un incontro sulle prospettive dell’accoglienza con il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e l’assessore regionale degli Affari generali Filippo Spanu, a cui parteciperà Lola López, commissaria per l’immigrazione, l’interculturalità e la diversità del Comune di Barcellona. Seguiranno poi due discussioni su media e comunicazione con con Giuseppe Milazzo, ricercatore dell’Osservatorio di Pavia, Giovanni Maria Bellu, direttore di Sardinia Post e dell’associazione Carta di Roma, Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine giornalisti della Sardegna, Luca Foschi, giornalista de l’Unione Sarda, Valentina Bifulco del tg dei migranti Nois, Daniele Biella per il sito Vita.it e l’addetta stampa della Regione Francesca Zoccheddu. Ci saranno poi proiezioni, tavole rotonde, spettacoli e laboratori per raccontare la realtà delle migrazioni e dell’accoglienza anche attraverso testimonianze di operatori e degli stessi stranieri.

Tornando ai numeri, la Sardegna ospita il 3% dei migranti che arrivano in Italia secondo un accordo stipulato tra stato e regioni. Ma le cifre sono calate notevolmente: oggi abbiamo 3900 persone distribuite in 145 Cas (centri per l’accoglienza straordinaria) nelle province di Cagliari (1750), Sassari (1479), Nuoro (423) e Oristano (243). I minori stranieri non accompagnati sono 40, si trovano tra Cagliari e Nuoro. La maggior parte delle persone che fanno domanda di asilo in Italia viene da Nigeria, Pakistan, Bangladesh, Ucraina, Senegal, Mali e Gambia, anche se sono aumentati i tunisini e i marocchini. Proseguono senza particolari differenze rispetto agli anni scorsi gli sbarchi diretti: da gennaio a oggi sono approdate nel Sulcis 332 persone (le ultime venti giovedì) partite da Annaba, nella costa settentrionale dell’Algeria. Il bel tempo invita a mettersi in mare: dalle coste algerine al sud Sardegna sono solo poche ore di viaggio.

Diminuiscono i migranti in arrivo, ma si infittisce la rete Sprar, il sistema per la seconda accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo: nel 2014 i progetti attivi erano solo tre, oggi ce ne sono 12, gestiti dalla Città Metropolitana di Cagliari (dove 11 anni fa è nato il primo Sprar “Emilio Lussu”), i Comuni di Villasimius, Quartu Sant’Elena, Capoterra, Uta, Iglesias, San Gavino, Alghero, Porto Torres, Sassari, Bonorva e Nuoro per 277 posti; 12 sono riservati ai minori stranieri non accompagnati. Che l’integrazione tramite progetti mirati sia la strada giusta lo dicono, ancora una volta, i numeri: secondo l’ultimo rapporto Anci-Caritas, quasi la metà delle persone che passano dagli Sprar riuscirà a integrarsi nel sistema socio-lavorativo.

Francesca Mulas

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