“Sacko uno di noi”, “Mai più schiavi”. Sacko è il migrante 29enne del Mali che domenica a San Ferdinando, in Calabria, è stato ucciso con sei colpi di fucile. Di cognome faceva Soumaila. È stata una vera e propria esecuzione per questo giovane migrante che era iscritto al sindacato Usb (Unione sindacale di base) e e lottava per i diritti dei braccianti stranieri nella Piana di Gioia Tauro. E proprio la sigla autonoma ha ricordato oggi il 29enne con un sit-in davanti a piazza Palazzo, nel quartiere di Castello.
In memoria di Sacko c’erano una quarantina di persone. Gli interventi li ha aperti Salvatore Drago, storico dirigente di Usb che ha intonato i cori a favore del migrante ucciso. Mariella Setzu, dei Cobas, ha parlato “dell’inferno di Rosarno, terra di sfruttamento, dove come in una giungla chi è debole viene costretto a soccombere. Sacko difendeva questi ultimi, costretti ad accettare qualsiasi condizione di lavoro sotto il ricatto della fame e della mancanza di documenti”. Enrico Rubiu, altro dirigente di lungo corso dell’Usb, ha detto: “L’Italia ha un nuovo ministro, Matteo Salvini, un ministro del disordine”. E su Luigi Di Maio, a capo del Lavoro e dello Sviluppo economico: “Sostiene che lo Stato siamo noi. Ma noi chi, se non ha mai lavorato?”.