Era destinata al mercato sardo ma anche del Lazio la marijuana che sarebbe stata recuperata essiccando le quasi novemila piante sequestrate in un terreno di quesi tre ettari a Santa Giusta. Secondo la Squadra mobile di Oristano, il Tir che i cinque arrestati stavano caricando sarebbe finito nel Nuorese.
Gli investigatori sono sicuri che esista una organizzazione criminale nella zona di Nuoro che si occupa di tutta la “filiera”. Un primo gruppo individua i terreni nell’Oristanese in cui piantare la cannabis, spesso aree in cui già in precedenza era stata coltivata marijuana legale. Vengono utilizzati i semi ogm che permettono di produrre piante con un alto principio attivo, ma frenano la crescita in altezza, bloccandola tra i 20 e i 50 centimetri, per meglio mimetizzarle tra la vegetazione. Nel contempo, la modificazione genetica consente di accelerare la maturazione per poter immettere sul mercato la marijuana essiccata nel giro di pochi mesi.
Il primo gruppo segue anche tutte le fasi produttive: taglio della pianta, essiccazione e lavorazione. Nel secondo gruppo entrano in campo gli spacciatori veri e propri che ricevono il carico per poi distribuirlo ai piccoli pusher: uno o due chili da smerciare al dettaglio. La marijuana viene data a debito. “Questo può creare dei fenomeni estorsivi – ha precisato il dirigente della Mobile, Samuele Cabizzosu – perché spesso il piccolo spacciatore non riesce a ripagare la fornitura”.