“Vorrei avere nella vita l’opportunità di restituire agli italiani quello che loro stanno facendo per me”. Lo afferma un profugo del Togo di fronte a 400 persone,qualche ora prima della riunione del Consiglio comunale di Valledoria, tenutosi all’aperto per volere del sindaco Tore Terzitta e nel quale si discuteva sull’imminente arrivo di cento profughi africani, sul quale sino al giorno prima né il sindaco né l’intera comunità del Sassarese era stata debitamente messa a conoscenza. Questo giovane ragazzo proveniente dall’Africa si è presentato per ringraziare della sensibilità avuta nei loro confronti. Hanno capito che proprio lì a Valledoria si stanno muovendo per non trattarli come numeri.
Da allora sono trascorsi pochi giorni e il sindaco con i suoi concittadini non ha voluto “abbandonare” la piazza, ma hanno organizzato un presidio permanente per comunicare e denunciare quella che secondo lui è una follia dello Stato. Ed è proprio lì che sono stati diretti 50 dei 200migranti soccorsi al largo delle coste libiche e sbarcati questa mattina a Cagliari a bordo di un mercantile.
Il profilo e l’intervista. 50 anni, membro del Partito dei Sardi, già Presidente dell’Unione dei Comuni dell’Anglona-Bassa Valle del Coghinas, Terzitta è persona che parla con precisione e puntualità.
Sindaco cos’è questa follia dello Stato?
Per me la follia sta nel pensare di accogliere nei nostri territori tanti profughi, tante persone disperate, delegando l’accoglienza alle prefetture, e scavalcando noi, i sindaci, che fino a prova contraria siamo organi dello Stato e che contrariamente allo Stato ritengo siamo fondamentali nelle politiche sociali.
Cosa è successo esattamente a Valledoria per sentirsi così indignato?
Circa 10 giorni fa sono venuto a sapere casualmente da un concittadino che qualcuno chiedeva ai vicini dell’ex residenza per anziani, chiusa da alcuni anni, quale fosse la potenzialità a ospitare di questa struttura, aggiungendo poi, che chiedeva perché dovevano portarci dei profughi. Insieme al vigile urbano mi sono immediatamente recato all’ex-ospizio. Abbiamo trovato due imbianchini che riattavano il locale per l’arrivo di una cooperativa che doveva ospitare 100 profughi. Ho poi incontrato il proprietario che mi ha fatto vedere il contratto di affitto con la cooperativa “Tre fontane” di Roma e mi ha confermato l’imminente arrivo di 100 profughi. A me lì è saltata la mosca al naso!
Cosa ha fatto nell’immediato?
Son tornato in Comune e ho chiamato la Prefettura di Sassari. Ho parlato col Vice-Prefetto che mi ha dato solo delle risposte evasive. Ho appreso che c’è un bando in corso, e che l’aggiudicazione della gara non è ancora avvenuta. Pertanto, secondo la Prefettura, non erano tenuti ad avvisarmi di alcunché. Come sindaco sarei venuto a conoscenza dell’arrivo dei profughi solo dopo l’aggiudicazione della gara.
E questo cosa significa come sindaco?
Significa che se non avessi saputo casualmente della cosa e non me ne fossi interessato, una bella mattina mi sarei ritrovato in paese 100 migranti, con i disagi più disparati, stipati in una struttura che tra l’altro secondo l’ufficio tecnico del Comune ne può ospitare solo 34. Insomma, invece che un problema di accoglienza mi sarei trovato molto probabilmente ad affrontare un problema di ordine pubblico. Ma i bandi per l’assegnazione di queste strutture chi li emana? Sono emanati dalla prefetture. Da diversi mesi siamo a conoscenza del fatto che il ministero degli Interni ha incaricato le prefetture di trovare le strutture idonee per ospitare i profughi che giungeranno nei prossimi mesi. Le prefetture hanno così bandito dei bandi, aperti a soggetti economici, cooperative e ONLUS, che in sede di partecipazione devono presentare oltre alla documentazione che attesta la loro professionalità nei servizi di accoglienza – che non significa soltanto dare da bere e mangiare – ma svolgere una serie di attività parallele che aiutano l’inserimento e l’integrazione, anche la documentazione secondo cui hanno a disposizione strutture atte ad accogliere migranti.
Quindi la cooperativa “Tre fontane” non è vincitrice di gara?
No la cooperativa “Tre fontane” risulta essere l’aggiudicatario provvisorio in associazione d’impresa con una cooperativa sarda. Ho anche ricevuto una telefonata da una rappresentante della “Tre fontane” che voleva incontrarmi per discutere, ma oltre a non avere tempo per farlo, credo sia lo Stato che debba chiamarmi per discutere e non un un altro soggetto per quanto degno di rispetto come una cooperativa sociale.
Quindi possiamo dire che le politiche di accoglienza oggi sono delegate solo alle prefetture e alle cooperative che di volta in volta vincono i bandi?
Premesso che le cooperative sociali sono dei soggetti bellissimi e importanti, non mi risulta però che siano lo Stato, e quindi non possono essere i principali interlocutori. Chi si deve occupare realmente delle politiche dell’accoglienza siamo noi sindaci, che dobbiamo fungere da mediatori. Mediatori tra le scelte dello Stato e i cittadini che in questo momento storico non stanno vivendo bene l’arrivo dei migranti. In Sardegna, come in tutta Italia, c’è gente con la testa calda e lo stomaco vuoto, che se non viene guidata può diventare pericolosa. Ma se lo Stato reputa un sindaco, non un mediatore, ma un mero esecutore delle decisioni prese da organi periferici come appunto le prefetture, è meglio che lo chiarisca. Che dica che non vuole più dei sindaci ma dei semplici commissari prefettizi. Non delle persone elette, e quindi reali rappresentanti della propria comunità, ma funzionari, burocrati nominati dallo Stato stesso.
Quindi il vostro presidio in piazza è allo Stato che si rivolge?
Abbiamo chiamato il presidio “Presidio della legalità e della dignità”. Infatti è la legalità di tutta la vicenda che si discute, così come della dignità dei ruoli che ricopriamo. Se io sono un organo dello Stato, uno Stato che mi chiede tra l’altro di giurare per lui, se ho un’investitura popolare e quindi devo rispondere anche ai miei cittadini, come non posso essere coinvolto da subito in un processo così delicato e importante quale l’accoglienza dei profughi?
Quando dovrebbe avvenire secondo lei il coinvolgimento del sindaco?
Sono 35 i giorni che precedono l’aggiudicazione definitiva. Quindi prima dell’aggiudicazione la Prefettura può chiamarmi e comunicarmi che secondo gli esiti preliminari di gara c’è la possibilità che nel mio Comune ci siano tot migranti. In questi 35 giorni ho tutto il tempo per fare il punto con la mia cittadinanza, per ragionare con carabinieri e polizia per eventuali problemi di ordine pubblico, ma soprattutto nell’avvisarmi un mese prima mi permetterebbero di attivare tutte le reti di supporto sociale, dall’Avis alle varie associazioni di volontariato. Potremo incontrarci e capire insieme quale sia la migliore strategia da mettere in campo. Dobbiamo accogliere al meglio le persone, che qui arrivano disorientate, con diversi problemi, e con la prospettiva di stare qui 7-8 mesi in una sorta di prigione dorata dalla quale sperano di uscire quanto prima.
E sul numero dei migranti che la struttura in questione può ospitare, chi ha ragione?
Secondo la documentazione amministrativa dell’Ufficio tecnico del Comune, quel locale è definito “Residenza per anziani” e può ospitare 34 persone. E’ vero che la Prefettura in situazioni di emergenza può cambiarne i parametri e cambiarne la destinazione d’uso così come il numero di ospiti, ma visto che c’è un bando di mezzo, e quindi delle procedure abbastanza lunghe, non mi pare che questo caso si possa definire “regime d’emergenza”. Qualsiasi atto che consideri e permetta di cambiare la destinazione del locale deve seguire una procedura urbanistica presso il Comune di Valledoria, non presso la Prefettura.
E se la Prefettura va avanti senza rispettare la procedura comunale?
Ho già detto pubblicamente al Prefetto di Sassari che non viviamo nella Spagna del ‘500, lui non è il ViceRe, non è Hernan Cortes, come io non sono il capo di una disgraziata tribù dei Maia da far passare a fil di spada. Se la Prefettura finge di ignorare l’esistenza di una procedura io ho diritto di intromettermi e usare gli strumenti che mi sono consentiti. Entro nel merito della gara ma non al Tribunale amministrativo ma direttamente alla Procura della Repubblica.
Rispetto a tutta la vicenda come si è mossa l’Anci sarda?
L’Anci credo non abbia compreso fino in fondo le implicazioni di queste procedure e forse latita. Sì, certo ho ricevuto messaggi di solidarietà da parte del presidente, ma ad oggi non si è ancora espressa pubblicamente nel merito. E credo invece che l’Anci debba farlo e soprattutto debba far capire a tutti i sindaci sardi che l’accoglienza toccherà tutti. In Sardegna si stima arriveranno 20mila profughi l’anno, distribuiti in tutto il territorio. Non possiamo aspettare che le decisioni ci cadano in testa. Dobbiamo organizzarci da subito per elaborare le migliori politiche di accoglienza.
Come sta vivendo questa complessa vicenda?
Mi sento come se avessi scoperchiato un calderone. I difficili se non quando assenti rapporti istituzionali, le procedure che si ingarbugliano, è tutto molto complesso. Ma in compenso mi sono come svegliato da un torpore. Ho ritrovato la mia comunità. Dopo tanti anni in cui ti senti solo come un esattore di tasse per conto terzi, o quello che aggiusta qualche marciapiede e lampadina, in questi giorni sto vivendo con rinnovato vigore l’idea di perseguire il bene collettivo insime alla mia comunità. Credo che parlare, ascoltare la propria cittadinanza sia la cosa più importante che un sindaco deve fare, e troppe cose negli ultimi decenni ci hanno impedito di farlo.
Ornella Demuru