Le analisi choc: terreni e acque avvelenati da piombo e antimonio

Se non fosse un’azienda agricola, i risultati dello studio su suolo e polveri firmato dal geologo Manlio Aime farebbero supporre che Carlo Romanino sia proprietario di una miniera. E anche ben fornita: antimonio, arsenico, nichel, rame, vanadio, zinco. Ma anche alluminio e piombo.

Peccato che la famiglia Romanino coltivi ortaggi da decenni. Sempre sulla carta, però. La produzione è cessata qualche mese fa: pare che vendere pomodori all’antimonio risulti un poco difficile. E forse pure illegale.

Ma come mai i prodotti dell’orto della famiglia Romanino – 8mila metri quadri di serre e circa 2mila di coltivazioni all’aperto – sono ricchi di metalli pesanti? Secondo Aime i responsabili vanno cercati alla Saras, una delle raffinerie più grandi d’Europa. Che tra i confinanti conta anche Carlo Romanino: solo poche centinaia di metri separano l’azienda agricola dalle recinzioni dall’impianto dei Moratti.

La stoccata Aime la sferra nella relazione finale di uno studio commissionato da Carlo Romanino per capire, appunto, come mai i suoi pomodori contengano certo vitamine, ma pure arsenico, nichel, rame e vanadio.

“Nelle polveri – scrive il geologo Aime – risultano presenti concentrazioni di sostanze superiori ai valori minimi riscontrabili in natura. Tali valori risultano addirittura superiori alla soglia di contaminazione del suolo e del sottosuolo, per cui è possibile ricondurli all’attività industriale della Saras, considerando che nell’area di Sarroch non sono presenti altre attività produttive antropiche, men che meno industriali, le quali possano giustificare tali concentrazioni”.

Una tesi che arriva dopo l’analisi dei campioni delle ‘polveri di ricaduta’, quelle cioè che giorno dopo giorno si depositano sulla serra dell’azienda Romanino: Manlio Aime le raccoglie e invia tutto a un laboratorio di analisi fiorentino, il BioChemie Lab. Che a Cagliari rispedisce risultati ‘sorprendenti’.

“L’analisi delle polveri di ricaduta ha evidenziato elevate concentrazioni di alcuni metalli”, scrive Aime. Ovvero: per ogni chilogrammo di polveri-campione risultano presenti 753,3 milligrammi di antimonio (usato come agente antifiamma, ricorda il geologo), 113,6 di arsenico, 178,3 di nichel, 152,4 di rame, 247,8 di vanadio e 15.805 milligramma di zinco.

Resta da capire quali siano, secondo la legge, i limiti massimi relativi alla concentrazione di metalli pesanti nelle polveri. Avventurarsi nell’analisi dei dispositivi di legge approvati e modificati negli ultimi anni risulta difficoltoso. Basti però sapere che in relazione ad esempio all’antimonio, le norme in vigore stabiliscono che nei terreni ad uso commerciale e industriale non debba oltrepassare una soglia di concentrazione pari a 30 milligrammi per chilogrammo e l’arsenico 50, contro rispettivamente i 753,3 e 113,6 rilevati nelle polveri raccolte nell’azienda Romanino.

C’è poi il ‘capitolo acque’. L’irrigazione è assicurata (anche) da un laghetto artificiale alimentato dall’acqua piovana attraverso un sistema di canalette. Manlio Aime ha prelevato dei campioni e, insieme con le polveri, li ha inviati a Firenze. Emerge così che nelle acque superficiali la concentrazione di alluminio e piombo sia “elevata”, rimarca il geologo, ovvero pari a 1017 microgrammo per litro per l’alluminio e 11,3 per il piombo. Sempre a titolo esemplificativo: secondo la legge, in riferimento alle acque sotterranee e quindi di falda, la concentrazione dell’alluminio non può superare i 200 microgrammi.

Finita qui? Secondo Aime no. “Nelle acque, le sostanze riscontrate, sempre con valori elevati, sono state solo piombo e allumini; è pacifico che gli altri elementi riscontrati nelle polveri, in ragione del loro peso specifico si siano concentrati sul fondo del laghetto”. Insomma, anche il laghetto è colmo di antimonio, arsenico, nichel, rame, vanadio e zinco. Ma rimangono ben nascosti sul fondo del piccolo invaso. Per una pura questione di ‘peso specifico’.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

 

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