L’azienda annuncia i licenziamenti: pronta la protesta dei dipendenti Rwm

L’annuncio da parte della fabbrica di bombe, Rwm di Domusnovas nel Sulcis, non ha lasciato indifferenti i lavoratori, preoccupati per l’ipotesi di licenziamento di 160 lavoratori su 350 in totale. Il prossimo 16 novembre l’azienda del gruppo tedesco Rheinmetall comincerà a intervenire sul personale a causa della sospensione delle licenze di esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti di tutti i contratti, effettiva dallo scorso 29 luglio.

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Oggi è stata convocata un’assemblea di fabbrica alla quale hanno partecipato i sindacati che hanno chiesto un intervento da parte della politica e non è escluso che possano essere messe in campo azioni di lotta. Nei giorni scorsi il segretario Filctem Cgil, Emanuele Madeddu, aveva chiamato in causa la Regione e il Governo per “trovare una soluzione finalizzata a non lasciare le famiglie senza reddito”. Oggi il segretario regionale Cisal, Fabio Enne, parla di scelte sciagurate di una politica distante dalle responsabilità verso la comunità, verso l’economia e il lavoro”. Chiede alla Regione di “evitare l’ennesimo massacro economico e sociale: dimostri di avere autorevolezza nei confronti del Governo”.

Non piace e fa paura – almeno per molti partecipanti all’assemblea – la parola “riconversione”, mentre piace di più l’ipotesi di fare pressing sul Governo affinché lo stabilimento possa diventare strategica per l’industria bellica nazionale indipendentemente dalle esportazioni per il Medio Oriente. Si sta anche valutando la possibilità di un presidio in occasione dell’incontro del 18 settembre tra Regione, Confindustria, azienda e sindacati. Non un sit-in di protesta, è stato specificato, ma di appoggio a chi cercherà di trovare una soluzione per salvare i posti di lavoro.

E cominciano a levarsi voci di protesta anche dalla politica con il consigliere regionale del Psd’Az, Fabio Usai, eletto nel Sulcis, che va all’attacco dell’attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, colpevole di aver “deciso per decreto che decine e decine di altre famiglie del Sulcis Iglesiente debbano patire la miseria e l’incertezza sul proprio futuro”. Usai si chiede se “vietare l’export di armi a sortirà l’effetto di fermare il conflitto in atto in Yemen e se dopo questa decisione su quel paese, come in altri totalmente colpiti dalla guerre, non cadranno più bombe e non verranno colpiti civili innocenti”. L’esponente sardista reputa “inaccettabile che, con tutti gli sforzi che stiamo mettendo in campo anche a livello regionale per rilanciare l’economia del nostro martoriato territorio, debbano arrivare le decisioni di altri, calate dall’alto senza alcun coinvolgimento degli attori sociali e politici locali e regionali, a creare ulteriore disoccupazione e destabilizzazione delle poche realtà produttive aperte”.

 

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