Una lenta, silenziosa processione ha accompagnato ieri notte Sant’Efisio nel suo rientro da Nora verso Cagliari. Alle 23.30 il simulacro ligneo di Efisio, martire guerriero morto nel 303 d. C. per non aver rinnegato la fede cristiana nella spiaggia di Nora, è entrato nella sua chiesetta di Stampace terminando così un viaggio di quattro giorni: alle 23.40 il Terzo Guardiano e presidente della Confraternita del Gonfalone sotto l’egida di Sant’Efisio ha comunicato all’Alter Nos la formula solenne: “Il voto è stato sciolto”.
Termina così la festa dei Cagliaritani, processione che prende il via il 1 maggio di ogni primavera per concludersi il 4, quest’anno alla sua edizione numero 360: un’edizione dei grandi numeri, considerato che alla festa del 1 maggio hanno partecipato 2600 devoti a piedi e 177 a cavallo, 286 gruppi di devoti in abito tradizionale provenienti da 273 comuni sardi, 18 traccas trainate dai buoi.
Un momento di fede e devozione molto sentito dalla Sardegna intera. Se la festa del primo maggio è accompagnata da canti, goccius e cori allegri dalle traccas sopra un variopinto tappeto di petali di rose, il momento del rientro è sempre quello della preghiera e del silenzio: la processione è partita da Giorgino intorno alle 20.40, aperta dai fedeli a piedi con l’abito sardo che portavano le candele. Le donne si accompagnavano con un fazzoletto bianco, segno del lutto in onore del martire sacrificato per la fede.
Una cinquantina i gruppi folk presenti alla processione di ieri sera, provenienti in gran parte dal Cagliaritano. A seguire c’erano i Cavalieri del Campidano, i Miliziani a cavallo e infine la Confraternita a piedi: gli uomini con la veste penitenziale e le donne vestite di nero e bianco.
Il cocchio con il simulacro del Santo è arrivato in viale La Playa, all’ingresso di Cagliari, intorno alle 22; da qui ha proseguito per via Sassari, via Roma, via Crispi, piazza Yenne e via Azuni raggiungendo infine la chiesetta.
Anche quest’anno la città ha sciolto il suo voto al martire guerriero. Attrus annus.
(Foto di Dietrich Steinmetz)
Francesca Mulas