L’accoglienza ai migranti. Il medico: “Le cure arrivano anche dalle emozioni”

“Nelle ore più impensate possiamo ricevere un messaggio: ‘Sta arrivando una nave’. Da quel momento iniziamo a metterci al lavoro: viene mobilitata una grande squadra di medici, infermieri, volontari e operatori che faranno una parte importante nel momento di prima accoglienza, quando i migranti sbarcheranno in città“.

A raccontare i controlli sanitari che partono non appena i migranti arrivano su suolo sardo, generalmente a bordo di grandi navi militari o mercantili, è Silvana Tilocca, direttrice del dipartimento di Prevenzione della Asl cagliaritana e responsabile delle visite mediche nei campi straordinari allestiti al porto di Cagliari in occasione degli sbarchi. La dottoressa ha partecipato questa mattina all’evento ‘Nois, la Sardegna che accoglie’ organizzato da Regione Sardegna e Sardegna Teatro a Cagliari in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.

Un lavoro complesso, il suo, fatto di tante persone che spesso non sono “reperibili sul lavoro ma ugualmente disponibili”, che mettono a disposizione professionalità e competenze per gestire una situazione nuova, quella degli stranieri che approdano in Sardegna nell’ambito del Piano Nazionale di Distribuzione migranti approvato dal Governo italiano nel 2014.

“In queste situazioni, con i tendoni di emergenza sistemati sul porto prima che la nave attracchi, dobbiamo visitare in pochissimo tempo moltissime persone – sottolinea Silvana Tilocca – un esame medico per accertare immediatamente malattie e malessere ma che non si ferma al corpo. In pochi minuti dobbiamo analizzare tutto: la mente, la cultura, la religione, lo stato d’animo delle persone che ci troviamo davanti, immaginare le loro vicende personali spesso usando solo la comunicazione non verbale. E dobbiamo fare i conti con una realtà importante: mai dare per scontati i bisogni delle persone, ma imparare ad ascoltare anche i sentimenti, le impressioni. Per noi questa è una grande opportunità di crescita”. Silvana Tilocca ricorda anche che, dopo le visite mediche, una parte del suo lavoro è la comunicazione: malattie oggi dimenticate come la scabbia o la tubercolosi non vanno contenute solo sul piano clinico ma anche, soprattutto, su quello culturale. “Molte persone hanno paura degli stranieri, credono che il loro arrivo sia pericoloso: niente di più falso, ecco perché nel nostro lavoro è fondamentale parlare con la gente ed eliminare i pregiudizi”.

F.M.

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