Indagini per corruzione in Costa Smeralda, Grig: “I lavori di ampliamento degli hotel in contrasto col Ppr”

La Procura di Tempio Pausania ha avviato un procedimento penale nel quale si ipotizzano fenomeni di corruzione intorno al rilascio delle autorizzazioni amministrative per l’ampliamento degli Hotel della Costa Smeralda, allora di proprietà del gruppo Colony Capital e oggi in mano alla Qatar Holding. Tre gli indagati: il progettista Tonino Fadda, il fratello Raimondo Fadda, l’ex dirigente dell’Area tecnica (oggi dei Lavori pubblici) del Comune di Arzachena Antonello Matiz. Svolte numerose perquisizioni, si attendono sviluppi. Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra avevano inoltrato (9 settembre 2011 e 31 ottobre 2011) alcune richieste di informazioni a carattere ambientale e di adozione di opportuni interventi riguardo l’ampliamento dell’Hotel Romazzino (gruppo Colony Capital) nella località Liscia di Vacca, analoghe a quanto in precedenza (2010) effettuato relativamente all’Hotel Pitrizza.

“Infatti – scrive Stefano Deliperi in una nota – “i lavori dell’intero programma di restyling emergevano di dubbia liceità: il T.A.R. Sardegna era intervenuto con un cautelare di blocco dei lavori di ristrutturazione e ampliamento. In seguito – secondo notizie stampa – le parti avrebbero raggiunto accordo comportante la rinuncia al procedimento giurisdizionale amministrativo. Ciò non toglie che i lavori non potessero essere autorizzati”.

Il Comune di Arzachena aveva autorizzato i lavori con concessione edilizia, previo rilascio dell’autorizzazione paesaggistica da parte del Servizio regionale Tutela paesaggistica per la Provincia di Olbia e del successivo provvedimento positivo di controllo emanato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Sardegna. “Tuttavia – prosegue Deliperi – gli interventi previsti all’Hotel Romazzino non rientrano – a giudizio del T.A.R. Sardegna – fra quelli per cui operano le “deroghe” di cui all’art. 20, comma 1°, delle norme di attuazione del piano paesaggistico regionale – P.P.R. Quindi sono illegittime l’autorizzazione paesaggistica emanata dal Servizio regionale tutela paesaggistica e la successiva presa d’atto positiva da parte della competente Soprintendenza”.

“Conseguentemente, lo stesso rilascio dei titoli abilitativi risulta in contrasto con le disposizioni del piano paesaggistico regionale. La ripresa dei lavori – nonostante la cessazione del contenzioso amministrativo – è apparsa quindi di dubbia liceità. Alle istanze ecologiste il Comune di Arzachena – Area tecnica replicava (nota prot. n. 39381 del 20 ottobre 2011) invocando “soluzioni condivise” con il Ministero per i beni e attività culturali e la Regione autonoma della Sardegna. Ora il procedimento penale della magistratura tempiese apre ulteriori scenari e si attendono i successivi sviluppi.

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