In carcere a Uta contro il parere dei medici, appello del garante per i detenuti: “Traferite Alessandro Atzeni”

“Le gravi patologie psichiatriche del detenuto, (aggravate dai più recenti episodi), sono
del tutto incompatibili con la permanenza all’interno di una struttura carceraria”. Lo sostiene Gianni Loy, garante delle persone detenute della Città metropolitana di Cagliari in merito alla situazione di Alessandro Atzeni, attualmente detenuto nel carcere di Uta, nonostante i medici abbiano dichiarato che le sue condizioni sono incompatibili con la detenzione in carcere. La sorella Arianna nei giorni scorsi anche attraverso l’avvocata, Armida Decina che sta seguendo il caso, aveva lanciato l’appello affinché il fratello venisse trasferito.

Adesso il garante per i detenuti, dopo aver fatto visita ad Alessandro ribadisce la richiesta. “Ho incontrato Alessandro Atzeni, detenuto nell’infermeria della Casa Circondariale di Uta. In un reparto dover risultava presente (sabato mattina) soltanto una dottoressa del 118 – si legge in una lettera del garante – Il signor Atzeni si trova nel carcere di Uta dal 5 ottobre, proveniente dall’ospedale di Nuoro, è stato ricoverato a seguito di una precedente aggressione che gli ha prodotto un trauma cranico. Ma il 5 dicembre, a causa di una dispnea, è stato nuovamente ricoverato in un reparto ospedaliero ordinario di Cagliari (mentre – incredibilmente – il reparto protetto per i detenuti presso il Santissima Trinità, realizzato con fondi regionali, continua ad essere utilizzato come deposito di materiali). Ha fatto rientro nel carcere di Uta con una diagnosi di trauma cranico (pregresso), una emiparesi della parte destra e stato depressivo”.

Una situazione complicata anche dalle patologie di cui soffre il detenuto: “Il signor Atzeni, soffre di psicosi, epatite Hcv, disturbo bipolare e schizofrenia – scrive il Garante -. Dal momento del rientro in carcere ha avviato uno sciopero della fame e della sete, inoltre rifiuta i trattamenti mediante flebo e la somministrazione di ossigeno, mentre accetta di praticare esami medici. Alla consegna del cibo, in mia presenza, lo ha rifiutato, allontanandolo sdegnosamente, ed ha
dato segni di grave insofferenza per il proprio stato e lamentato sofferenze che gli derivano dalla dispnea, dall’emiparesi e dalle conseguenze del trauma cranico”.

E il garante ribadisce: “Le gravi patologie psichiatriche di Atzeni, (aggravate dai più recenti episodi), sono evidentemente del tutto incompatibili con la permanenza all’interno di una struttura carceraria, in grave sofferenza per la carenza di strutture adeguate e di personale sanitario e infermieristico sufficiente a far fronte alle esigenze di una popolazione carceraria in crescita esponenziale a partire dall’inizio dell’anno – scrive nella lettera Loy -. La permanenza in carcere delle persone affette da patologie psichiatriche di tale gravità, peraltro, è esclusa dalle stesse norme che regolamentano il sistema carcerario e costituisce palese violazione del principio di dignità sta alla base dei diritti fondamentali della persona riconosciuti dalla nostra Costituzione”.

Il garante chiede che venga trovata al più presto una soluzione: “Tanto segnalo, contestualmente, alle autorità proposte al controllo del rispetto delle leggi e dei regolamenti in materia carceraria, auspicando che vengano presi urgenti provvedimenti idonei a garantire, il rispetto dei diritti fondamentali della persona alle persone sottoponte a limitazione della libertà personale”.

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