Impianti a bioenergie, ok dalla Regione. Medici Isde: rischi su ambiente e salute

Una scelta fatta in un momento inopportuno, durante l’emergenza coronavirus, in contrasto con la tutela dell’ambiente e della salute dei sardi. La delibera della Regione sul via libera agli impianti a bioenergie, per produrre energia da materiali di origine organica e vegetale, finisce nel mirino dell’Isde l’associazione dei medici per l’ambiente. Secondo gli esperti infatti questo tipo di energia non farebbe altro che contribuire al surriscaldamento globale e sarebbe insostenibile dal punto di vista sanitario, ambientale ed economico. Ragioni per cui le linee guida e gli incentivi proposti dagli assessori all’ Industria e all’Ambiente, Anita Pili e Gianni Lampis, vengono bocciati su tutta la linea.

“La prima osservazione – scrive in una nota il coordinatore regionale Domenico Scanu – è che la Sardegna, già fortemente condizionata da modelli industriali inefficienti basati quasi esclusivamente sulla combustione da fonti fossili, dà un significativo contributo, ormai da decenni, al riscaldamento globale. Con tale scelta potrà soltanto implementarlo. In questo contesto, così come il progetto di metanizzazione anche un programma di utilizzo delle bioenergie disponibili solleva ancora una volta criticità. I danni sanitari sono crescenti (un sardo su tre vive in un luogo inquinato e sono 405.000 gli abitanti residenti nei due Siti di interesse nazionale per le bonifiche). La produzione di cosiddette ‘bioenergie’ (da combustione di biogas, biocarburanti, biomasse, rifiuti)  oltre alle emissioni di CO2, è responsabile di tutte le altre emissioni inquinanti quali ossido di carbonio, polveri totali sospese, ossidi di azoto e di inquinanti meno convenzionali che si producono con la combustione di biomasse, polveri sottili, formaldeide, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, diossine”.

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I medici che fanno parte dell’associazione sarda sostengono che “l’utilizzo inappropriato delle biomasse rappresenta uno degli esempi più eclatanti di insostenibilità, favorito dall’attuale regime di incentivi dell’energia da biomasse che risulta spingere il mercato verso una corsa alla realizzazione di impianti (anche di grossa taglia) assolutamente non sostenibili sotto il profilo ambientale e pericolosi per la salute. Gli incentivi pubblici devono essere esclusivamente riservati a solare termico, fotovoltaico e mini eolico”. Come alternativa dunque “dovrebbero essere privilegiate eincentivate strategie per un recupero totale della materia, per la produzione di energia da vere fonti rinnovabili (solare, eolico, onde e maree) e per la salvaguardia della fertilità e salubrità del suolo e degli alimenti attraverso il compostaggio aerobico. Far crescere le foreste e destinare suolo a colture alimentari e non energetiche”. A.D

Foto simbolo: una centrale a biomasse

 

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