Inquinamento, una condanna a morte. Sulcis e Guspinese, i numeri dei tumori

I fanghi rossi di Portovesme sono da anni il simbolo dell’inquinamento nel Sulcis, dove il Bengodi dell’industria si è rivelato di assai dubbia utilità: le fabbriche avranno pure portato una manciata di soldi (e su questo si è cullata la politica), ma quel resta in termini di devastazione ambientale non è certo paragonabile alle buste paga di operai e tecnici, stipendi che in troppi casi sono derubricati da anni a cassa integrazione. Questa stessa fotografia del disastro Sulcis si trova pure nell’edizione aggiornata del rapporto Sentieri, in cui la provincia di Carbonia-Iglesias è stata messa sotto la lente per far emergere tumori e morti. Il territorio è infatti uno dei due grandi buchi neri della Sardegna, insieme ai veleni di Porto Torres e Sassari, raccontati ieri da Sardinia Post (leggi qui l’approfondimento).

I Comuni finiti sotto esame sono in tutto trentanove, pari a 263.683 abitanti. Ma l’Istituto superiore di sanità, che cura l’indagine, è andato oltre i confini sulcitani. L’esame delle patologie tumorali si è spinto fino ai centri dove ci sono siti industriali. Quindi ecco Assemini e Uta, dove ricadono gran parte delle fabbriche e degli impianti di Macchiareddu, ma anche il petrolchimico di Sarroch e della vicina Villa San Pietro. È invece piena ‘zona Sulcis’ il poligono di Teulada, altra terra di contaminazioneinquinamento irreversibile e malati di cancro (qui l’intervista a un ex militare, qui il racconto di un giovane residente). Non meno gravi i danni ambientali nelle ex aree minerarie del Guspinese, i cui dati sono stati elaboratori insieme a quelli Carbonia-Iglesias.

Il primo quadro d’analisi, nell’intervallo di tempo che va dal 2006 al 2013, riguarda “i decessi in tutte le fasce d’età”. Sentieri ha registrato “mortalità in eccesso per le malattie – tumorali e non – dell’apparato respiratorio, sia negli uomini che nelle donne”. Alle esposizioni ambientali, seppure con “evidenza sufficiente o limitata”, vengono fatti risalire i troppi casi di cancro allo stomaco, diffusi ancora in entrambi i generi. Nei maschi, invece, il tumore della pleura ha un’alta incidenza; tra le donne è l’asma ad avere un’elevata diffusione. A queste due patologie è legato anche “un eccesso di ricoveri” che riguarda pure “le malattie dell’apparato urinario“, è scritto ancora nel rapporto.

Non è tuttavia la prima volta che il Sulcis e il Guspinese finiscono nel libro nero dell’Istituto superiore di sanità. “Il sito – si legge – era incluso anche in uno dei precedenti studi”. Oggi come allora, ai livelli fuori norma di “patologie (tumorali e non) dell’apparato respiratorio contribuisce l’inquinamento dell’aria da fonti industriali, documentato da specifiche misurazioni sulla qualità”, è scritto. Sul cancro al polmone, nello specifico, “è possibile che abbiano svolto un ruolo il particolato, gli ossidi di zolfo e composti organici volatili emessi nell’atmosfera dagli impianti presenti nel territorio”.

Con esclusivo riferimento al Guspinese, l’Istituto superiore di sanità segnala “gli eccessi di pneumoconiosi”, che è un’infezione ai polmoni dovuta all’inalazione di polveri e viene considerata “un retaggio dell’esposizione professionale nell’attività mineraria ora dismessa”. Ancora: “Le analisi qui presentate – si legge nella sezione relativa alle conclusioni – confermano un rischio aumentato per le malattie del rene, sia negli uomini che nelle donne”: a questo “può avere contribuito l’esposizione, professionale e ambientale, a metalli pesanti quali cadmio e piombo nonché agli idrocarburi”.

Dal rapporto Sentieri restano fuori la fascia di popolazione più giovane e l’incidenza del mesotelioma negli adulti. Nel primo caso “l’elevata incertezza delle stime non consente di delineare un chiaro profilo: gli eccessi di mortalità, pur registrati, si riferiscono a un numero troppo esiguo di casi, appena tre”. Tanto nel Sulcis quanto nel Guspinese, è invece certo che “in età pediatrica, (quindi dai 0 ai 14 anni) risulta un eccesso di ricoverati per asma” e di disturbi respiratori più in generale. Quanto al mesotelioma, “la rilevazione di incidenza non è stata ritenuta ugualmente esaustiva”.

Nel documento non sono spiegate le ragioni di questa scarsa disponibilità di dati. Presumibilmente è legata al fatto che in Sardegna esiste un grave e ingiustificato ritardo nella completa attivazione del Registro tumori. Che è operativo nel nord e nel centro dell’Isola, mentre nel meridione, dove si concentra oltre la metà della popolazione, non è stato mai realmente avviato, sebbene la legge istitutiva risalga al 2012. Ciò limita non solo il censimento sulla salute della popolazione, ma anche gli eventuali interventi a sostegno delle cure e della tutela stessa dei cittadini. Non è un caso se l’Istituto superiore della sanità, pur senza aprire direttamente la polemica, raccomandi “di aggiornare gli studi e pianificarne di nuovi”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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