Ottantuno appartamenti bruciati, 145 persone senza abitazione, tre anni di deportazione senza sostegno dalle istituzioni, con due deceduti, Nicolino Doro e Francesco Piras, prima di vedere l’inizio dei lavori di ricostruzione. È il pesante bilancio che i residenti di via Vittorio Emanuele via Botticelli, via Mazzini e via Barraccu ad Alghero, presenteranno venerdì durante un incontro con il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, il commissario della Provincia di Sassari, Pietrino Fois, il sindaco Mario Conoci, il presidente del Consiglio comunale, Lelle Salvatore, e la Curia. Un confronto che ha i contorni della protesta perché sono trascorsi “quasi duemila giorni di sofferenza, 36 mesi di affitto in alloggi di fortuna, mutui pagati senza sapere se le case si riapriranno mai, migliaia di euro bruciati come ciò che ha distrutto il rogo, senza assistenza psicologica o risposte chiare sul futuro”.
Era il 18 luglio del 2017 quando le fiamme, partite dal magazzino di ‘Risparmio Casa’ al piano interrato, distrussero il palazzo rendendolo inagibile. “La ricostruzione rapida sembrava possibile, ma la burocrazia ci ha frenato”, recriminano i residenti. “La curia, il centro di ascolto, i volontari del Rosario, altre associazioni e i cittadini hanno raccolto fondi ma abbiamo da subito a pagato affitti, mutui e perizie, 20mila euro già sborsati e 52mila ancora da sborsare”. Chiedono che “si arrivi presto a sentenza”. Regione, Provincia e Comune siano “nostri portavoce con le assicurazioni, per liquidare i danni e ristrutturare o ricostruire il palazzo”, propongono.
Le banche, poi, “prevedano mutui o prestiti agevolati con l’intervento di Regione, Provincia e Comune – suggeriscono – il Banco di Sardegna ha l’ipoteca sugli immobili della Sofingi Costruzioni per il 65 per cento delle quote condominiali, anticipi la messa in sicurezza e si rifaccia sui responsabili dell’incendio e sulle loro assicurazioni”. Chiedono udienza in Consiglio comunale e regionale, ma chiedono soprattutto sostegno economico. “Permetteteci di affrontare le spese – concludono – e si organizzino eventi per raccogliere fondi”.