L’Igea ha deciso di pagare una mensilità arretrata. È di pochi minuti fa infatti la decisione assunta dalla direzione aziendale di utilizzare una parte dei proventi di una fattura liquidata dalla Regione, per un importo di 480 mila euro, per il pagamento dello stipendio di gennaio a tutti i dipendenti Igea. ” Una boccata d’ossigeno che può solo alleviare le difficoltà che stiamo incontrando” è il commento dei lavoratori. Dal “pozzo 2” invece, occupato da questa mattina, non arrivano buone notizie. Gli operai infatti non intendono cessare la loro protesta fino a che non verrà fatta chiarezza sul loro futuro.
Infatti non c’è solo la questione dei pagamenti degli stipendi arretrati, che sono certamente importanti, ma in gioco c’è la stessa sopravvivenza della società che a tutt’oggi è ancora in house alla Regione sarda. La sua trasformazione in agenzia regionale Arbam è infatti ancora al vaglio procedurale dopo l’impugnazione da parte del consiglio dei ministri davanti alla Corte costituzionale della legge regionale n. 4 del 5 gennaio scorso e approvata dalla Giunta regionale il 14 gennaio, due giorni prima delle elezioni regionali sarde, che ne ha sancito la nascita. La trasformazione in agenzia regionale si era resa necessaria per far fronte alle ingenti perdite che l’Igea ha accumulato in questi anni, perdite nell’ordine di svariati milioni di euro. Una sorta di resurrezione con l’immancabile ricapitalizzazione con una consistente iniezione di denaro pubblico proveniente dalle casse regionali.
C’è poi l’inchiesta della Magistratura che dovrà far luce sulla gestione della società in house. Una gestione al centro dell’attenzione non solo giudiziaria, tanto che da più parti viene richiesto il passaggio di competenze sulle aree minerarie ad altro soggetto, come ad esempio il Parco Geominerario, che invece avrebbe tutto l’interesse a valorizzare e rendere fruibile a fini turistici gli innumerevoli siti minerari. Situazioni che certamente non agevolano la risoluzione della intricata vicenda Igea. Se però tutto ciò non dovesse concretizzarsi, per gli operai dell’Igea si aprirebbe una prospettiva ben più preoccupante: infatti l’unica strada percorribile sarebbe quella del fallimento dell’Igea S.p.a. con la sua conseguente messa in liquidazione. Uno scenario che aprirebbe, a sua volta, preoccupanti risvolti, oltre che sul piano delle maestranze, anche sul piano della salvaguardia ambientale nei siti minerari dismessi che resterebbero senza alcun tipo di controllo.
Domani la Rsu aziendale si recherà a Cagliari per incontrare le segreterie territoriali e regionali di categoria con le quali cercheranno di ottenere un incontro con il neo assessore regionale all’industria e col presidente Pigliaru per affrontare la loro spinosa vertenza.
Carlo Martinelli