Grandi eventi, montano le polemiche. Festival senza fondi: ‘Sistema assurdo’

Non solo Time in Jazz,  il noto festival ideato dal musicista Paolo Fresu. A rimanere a bocca asciutta dopo la pubblicazione degli esiti sul finanziamento dei grandi eventi regionali sono anche tanti altri festival che nel corso degli anni hanno arricchito il panorama culturale in Sardegna. Tante associazioni culturali e organizzatori sono stati tagliati fuori soltanto per aver presentato la domanda di contributo qualche secondo più tardi rispetto ad altri. Succede con il sistema del click day utilizzato per la prima volta dall’assessorato al Turismo: chi presenta la domanda prima ha più possibilità di essere finanziato.

Così nella graduatoria degli esclusi ci sono tra le altre manifestazioni come il festival di letteratura Tuttestorie, Monumenti Aperti, Sardegna Teatro, Pazza Idea, Cabudanne de Sos Poetas, Dromos, Karel, Find, Ai confini tra Sardegna e Jazz, Musica sulle Bocche, FestivalScienza. “Un bando a sportello in cui comanda la velocità di un click in barba alla qualità delle proposte – si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook di Tuttestorie -. Fra gli esclusi ci siamo anche noi e molte altre manifestazioni consolidate. Un sistema malato nel quale la regione diventa un bancomat rinunciando a qualunque visione di turismo culturale e il lungo lavoro di noi operatori viene svilito nell’appiattimento. Senza considerare – attaccano – la vergogna di un bando per manifestazioni di interesse turistico le cui graduatorie vengono pubblicate a dicembre. Tanto più in un anno come quello che stiamo vivendo in cui l’impegno per fare in modo che le manifestazioni si svolgessero comunque, nei modi consentiti dalla pandemia, è stato enorme”.

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Rassegnazione e protesta anche da parte di Giancarlo Biffi, direttore artistico del Festival dei Tacchi: “Ci abbiamo provato in ogni modo, con tutte le nostre forze, a non far saltare la 21esima edizione. E ci siamo riusciti, così il 4 agosto abbiamo dato il via a una delle migliori edizioni del festival. Lo dovevamo fare per noi, per il mondo del teatro, per la comunità di Jerzu, per la Sardegna, per l’Italia intera. Dopo mesi di lockdown, di anestetizzazione sociale, ci sembrava giusto, corretto, importante. Ci sentivamo obbligati a reagire, nonostante le restrizioni, le difficoltà, l’aumento dei costi; nella convinzione che saremmo stati sostenuti non solo dal Comune di Jerzu, ma anche (come in tutti questi anni) dall’assessorato al Turismo regionale ma purtroppo così non è stato. Nella ‘roulette russa’ dei finanziamenti regionali siamo stati esclusi. Un’altra botta, per un settore tra i più penalizzati e che giorno dopo giorno vede dissolversi dinanzi a sé ogni prospettiva”. A.D

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