Corruzione, giudice arrestato a Tempio. Il Gip: “Gravi indizi”

“Emergono pacificamente gravi indizi di colpevolezza a carico degli odierni indagati”. Così il Gip del tribunale di Roma, Giulia Proto, nelle 34 pagine di ordinanza di custodia cautelare che ha fatto finire ai domiciliari il giudice Tempio Pausania Cristiano Vincenzo, 48 anni originario di Napoli, assieme agli imprenditori Manuel Spano, 38 anni di Olbia, e Umberto Galizia, di 45 di Napoli.

Il giudice, in servizio negli uffici galluresi in qualità di Gip e Gup, è sotto inchiesta per corruzione in atti giudiziari e corruzione per l’esercizio delle funzioni per aver “percepito indebite utilità sia da Galizia Umberto che da Spanu Manuel con la finalità di favorirli”, si sottolinea nell’ordinanza. Non c’è però la prova che Vincenzo conoscesse Galizia quando ha adottato alcuni atti nei suoi confronti. “E’ evidente che le utilità – scrive il Gip – debbano essere messe in relazione alla successiva condotta di disponibilità da parte del giudice per eventuali possibili futuri vantaggi”.

Nessun passaggio di denaro, dunque, tra il giudice e altri due indagati, ma una serie di regalie in cambio di favorire Spano e Galizia nei procedimenti penali in cui si fossero trovati coinvolti. Spano, in particolare, era stato assolto dal giudice di Tempio dall’accusa di stalking, “omettendo di astenersi – si legge ancora nell’ordinanza – nonostante il rapporto di amicizia che legava i due”. Lunga la lista dei ‘regali’ ricevuti dal giudice e accertati durante le indagini grazie anche a intercettazioni ambientali e telefoniche: stoviglie per un ristorante a San Teodoro del quale Cristiano Vincenzo era socio; l’utilizzo di un immobile a Olbia; l’acquisto a prezzi stracciati di una Smart; un Pc Apple; il prestito di un furgone per il trasporto da Napoli alla Gallura delle merce fornita per il ristorante; la restituzione della refurtiva rubata in casa del giudice indagato.

“E’ necessario individuare un domicilio diverso dal momento che non appare compatibile con le esigenze di cautela che l’indagato stia nell’abitazione con la Lukichova (la sua compagna russa, ndr)”, scrive anche il Gip nell’ordinanza in cui prevede gli arresti domiciliari per il giudice di Tempio Cristiano Vincenzo non a Olbia ma nell’abitazione della madre a Pozzuoli. La fidanzata, infatti, secondo il Gip, “ha piena conoscenza delle vicende corruttive, situazione che rende inadeguata la misura degli arresti domiciliari”. In vigore il “divieto di comunicare con persone diverse da quelle che con cui convive o lo assiste, sia personalmente che con qualsiasi mezzo”. La stessa misura cautelare ai domiciliari è stata decisa anche per i due imprenditori indagati con il giudice. La Procura di Roma, invece, aveva sollecitato per tutte e tre l’arresto in carcere.

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