Figlia di Dina Dore cita padre per danni. Lui è in cella come mandante omicidio

Francesco Rocca, il dentista condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto a Gavoi (Nuoro) il 26 marzo 2008, è stato citato in giudizio per danni dalla figlia 13enne – tramite il tutore legale -. L’adolescente aveva sette mesi quando venne ammazzata la mamma. La citazione davanti al tribunale di Nuoro, come conferma all’Ansa l’avvocata Anna Maria Busia, è stata depositata qualche giorno fa e sottolinea come le ripercussioni di natura morale e psicologica subite siano state “gravissime”.

L’esposto arriva in concomitanza con l’udienza del processo civile sul patrimonio di Rocca, dopo le cause presentate dalle sorelle e dalla madre del dentista di Gavoi: oggi verranno depositate le memorie della famiglia Rocca, rappresentata dall’avvocato Angelo Manconi, e quelle della controparte, ovvero la figlia e i familiari di Dina Dore. “Il primo tutore legale della bambina non si era costituito parte civile – spiega all’Ansa l’avvocata Busia -, quindi dopo la sentenza penale non le era stata riconosciuta nessuna provvisionale. Lo facciamo adesso, forti anche della legge 4 del 2018 che tutela le vittime svuotando il patrimonio dell’omicida a favore dei figli”. Il fascicolo è già stato assegnato alla giudice Federica Meloni che dovrà decidere.

Il corpo di Dina Dore venne ritrovato la notte del 26 marzo 2008 nel garage della sua abitazione, a Gavoi, nel bagagliaio della sua Fiat Punto. La figlioletta venne ritrovata sul seggiolino, per terra. Rocca diede l’allarme e
scattò il piano anti sequestri perché il rapimento finito male fu la pista della prima ora. La svolta si ebbe solo nel febbraio 2013, quando Rocca finì in carcere insieme a Pierpaolo Contu, minorenne all’epoca dei fatti e condannato in via definitiva a 16 anni come esecutore materiale del delitto.

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