È bufera negli ospedali sardi, dopo la decisione dell’Ats di mettere in ferie i dipendenti “la cui attività lavorativa risulti non strettamente necessaria”. Il casus belli ruota intorno alla comunicazione firmata il 17 aprile dal direttore amministrativo Attilio Murru. Al quale, a stretto giro, si è opposto il sindacato Fials che raccoglie i lavoratori del comparto medico e sanitario, i tecnici e gli impiegati e ha delegato l’avvocato Giacomo Doglio a presentare una “diffida urgente”.
Il manager ha scritto “ai direttori di Assl, dipartimenti e strutture complesse rammaricandosi” per la mancata applicazione della disposizione con la quale l’Ats invitava i vertici dei presidi a “evitare l’inutile presenza in servizio di personale il cui contributo lavorativo non risulta essenziale”, si leggeva nella nota di Murru. Quindi l’invito a “provvedere all’immediato collocamento in ferie dei dipendenti in esubero”. Praticamente in insulto alle regole, per la Fials.
“Il preteso esubero – ha scritto il legale a nome del sindacato – si pone in contrasto con i molteplici provvedimenti di reclutamento di personale”. Nella diffida, la lettera del direttore amministrativo è considerata “palesemente illegittima e lesiva degli interessi degli iscritti, in quando contraria alle disposizioni legislative e contrattuali vigenti”. Di qui la richiesta di una “immediata revoca” del provvedimento, di cui viene inoltre evidenziata il mancato rispetto di principi di “rilevanza costituzionale e la cui violazione costituisce causa di risarcimento danni”.
Stando a quanto scritto dall’avvocato, collocare il personale in ferie d’ufficio nel mezzo dell’emergenza Covid-19, “dichiarata dalla Regione sino al 2 maggio 2020”, vìola svariate disposizioni legislative e contrattuali e risulta in contrasto col decreto del presidente del Consiglio dei ministri, datato 8 marzo, il quale disciplinata, tra le altre cose, “la sospensione dei congedi ordinari del personale sanitario e tecnico”. E seppure preveda “la possibilità di promuovere la fruizione delle ferie”, il legale mette nero su bianco che altra cosa è “imporre”. Nella nota del manager, peraltro, non ci sarebbe “nemmeno un equo bilanciamento tra le esigenze di vita dei lavoratori e gli interessi aziendali”, perché, tra l’altro, verrebbe bene anche il rispetto del lavoratore di poter concordare “i quindici giorni continuativi di ferie tra il primo giugno e il 30 settembre”.
Insomma, un braccio di ferro a distanza che va a segnare il passo nel comparto più duramente colpito dall’emergenza Covid-19: in Sardegna il 24 per cento dei contagi è avvenuto tra ospedali e Rsa, con una media più che doppia rispetto alla dato nazionale. (al. car.)