Fase 2, carico di mascherine ad Atzara. Il sindaco: “Scatola con mosche morte”

Un carico di mascherine monouso Montrasio – le cosiddette swiffer – sono arrivate oggi ad Atzara. Le ha spedite la Protezione civile regionale a quella regionale. Ma dentro una delle confezioni c’è anche la sorpresa di alcune mosche morte. Lo scrive su Facebook il sindaco Alessandro Corona.

Corona ha scritto in un post, allegando pure le foto: “Il Nucleo di Atzara mi informa che la Protezione civile regionale ha consegnato 2.000 di queste mascherine monovelo tipo ‘Montrasio’. I prodotti sono arrivati anche in confezioni non proprio igienicamente ottimali. Nessuna indicazione su cosa farne, se non che sono destinate alla associazione”. Il sindaco di Atzara, peraltro, fa notare che il carico di oggi “non rientra nel Dpi, quindi si tratta di mascherine che non garantiscono alcuna protezione individuale efficace, invero necessario per gli operatori del settore, vista l’emergenza Covid ancora in corso”.

Nel post si legge ancora: “Ad una analisi visiva e al tatto, le mascherina risultano di scarsa fattura. Ho provato ad indossarle, come da foto. La procedura è assai complicata e la sensazione è quella di avere addosso un panno cattura polvere (che se comparato pare migliore). Risultano comunque utili per la pulizia degli occhiali, come dice il buon De Luca (è il riferimento ironico al governatore della Campania). Mi chiedo – conclude Corona – che senso abbia acquistare e diffondere questi prodotti”.

Sul caso di Atzara è intervenuto anche Giacomo Doglio, l’avvocato del Foro di Cagliari esperto di diritto sanitario e intervistato le scorse settimane dal nostro giornale proprio sul problema dei Dpi in Sardegna (leggi qui). “Nella confezione – si legge nel post del legale – è precisato che le cosiddette swiffer non sono dispositivi di protezione individuale né medici e nemmeno compare alcuna indicazione circa la norma Ce di riferimento”. Eppure  è scritto che la Montrasio “‘protegge dal contagio le persone con cui si viene a contatto’. Si tratta – prosegue Doglio – di una comunicazione scientificamente inattendibile. È bene ricordare che la protezione dal contagio può essere assicurata dalle mascherine facciali I e II, in ragione della minore o maggiore efficienza batterica, con l’ulteriore variante Iir che indica la resistenza agli spruzzi. Ma devono essere Dpi conformi norma europea Uni En 14683:2019”.

L’avvocato ribadisce quindi che anche il Dl numero 18 del 17 marzo scorso, all’articolo 15 stabilisce l’obbligo di “produrre e immettere sul mercato non qualsiasi mascherina, ma soltanto quelle che rispondono ai medesimi requisiti di conformità. Né l’ostacolo potrebbe essere superato facendo riferimento al successivo articolo 16, perché quest’ultimo richiama altra norma (l’articolo 34, comma 3 del Dl numero 9 del 2 marzo 2020) che consente di utilizzare mascherine prive del marchio Ce soltanto previa valutazione da parte dell’Istituto superiore di sanità, che ha comunque fissato dei parametri da rispettare. Si tratta, in ogni caso, per prevenire possibili obiezioni, di una consegna effettuata in un periodo in cui le difficoltà di approvvigionamento sono ampiamente superate per cui non vale la scusa del “prendi queste che non abbiamo altro”, conclude Doglio.

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