La Re.No. di Portovesme getta la spugna contro una “Regione che non gli è amica e una burocrazia che toglie il fiato”. E lo fa mettendo all’asta tutti i macchinari, pezzo per pezzo, di quella che una volta era la COMSAL, diventata poi ILA e infine Port.Al con l’acquisizione da parte dell’imprenditore iglesiente Ninetto Deriu. Visitando il sito di aste internazionali BidSpotter.co.uk ci si imbatte negli annunci della ReNo Industria, Portoscuso, Sardinia.
Dagli impianti di laminazione ai carriponte, dai forni di omogeneizzazione alle macchine utensili, dai carrelli elevatori ai compressori d’aria, pale meccaniche, gru e un fornitissimo magazzino ricambi. Si trovano tutte le attrezzature contenute nella fabbrica. Prezzi? Si va da circa 500 mila euro per l’impianto di laminazione fino a poche decine di euro per i pezzi meno pregiati. Le offerte, poche per la verità, scadranno il 16 settembre.
Dunque l’ennesimo sogno che si infrange. L’epilogo amaro (non è il primo e non sarà, temiamo, neppure l’ultimo) di una vicenda balzata, prima, agli onori della cronaca giudiziaria col crack della ex ILA nel 2007 dopo la sua privatizzazione. Poi fu la volta della Otefal.Sail che subentrò nella fabbrica e fallì anch’essa nel 2009. Quindi nel giugno del 2012, l’annuncio da parte della Regione, con l’allora Presidente Ugo Cappellacci, dell’acquisizione da parte della ReNo di Antonio Deriu.
L’imprenditore iglesiente, che lavora nel campo delle manutenzioni nelle centrali Enel di Portovesme, anch’esse messe di recente in discussione, la rilevò dal fallimento per poco più di 3 milioni di euro, senza alcun aiuto pubblico. Cifra che in questi tre anni, nel tentativo di farla decollare, è lievitata fino a circa 9 milioni di euro, considerando anche i 12 dipendenti assunti. Uno sbilancio finanziario che potrebbe anche mettere in difficoltà le altre attività del gruppo, che nel frattempo tenta di diversificarsi nel campo turistico.
Il suo progetto industriale prevedeva, infatti, oltre la produzione del foglio d’alluminio anche la produzione di scafi per la nautica da diporto. La Regione avrebbe dovuto supportare l’imprenditore con la concessione all’installazione di alcune pale eoliche per abbattere i costi dell’energia elettrica. Concessione che però non è mai arrivata. Eppure a Portovesme esiste uno dei parchi eolici più grandi d’Italia. Di proprietà Enel.
Nel frattempo però i benefici legati all’eolico si sono assottigliati, rendendo questa soluzione non più conveniente. Alcuni mesi fa quindi la decisione, comunicata alle parti sociali e alla Regione, di abbandonare l’attuale progetto di rilancio della fabbrica di laminati di alluminio e la svendita delle macchine. Una delle terze lavorazioni tanto auspicate nella filiera dell’alluminio. “Gli fu fatta da parte dell’assessorato regionale all’industria, commenta Roberto Puddu, segretario confederale Cgil, alcuni mesi la proposta di un finanziamento pubblico di 30 milioni di euro per costruire una nuova fabbrica di laminati, a cui l’imprenditore ne avrebbe dovuti aggiungere altrettanti per realizzare il progetto. Un po’ troppi per un piccolo imprenditore come lui”. La soluzione potrebbe venire dall’intervento della Mossi e Ghisolfi che all’interno dell’area della Port.Al., già inserita in un contesto industriale, estesa per circa 16 ettari, vorrebbe realizzare un impianto di produzione di bio carburanti. Da qui potrebbero arrivare le risorse che, unite a quelle del Piano Sulcis, darebbero vita a un nuovo e più moderno impianto di laminazione e nautica. E parecchi posti di lavoro. Purtroppo però, nonostante i tanti solleciti provenienti da più parti, il lento cammino del Piano Sulcis mal si coniuga con i tempi degli imprenditori, che invece hanno bisogno di risposte certe e in tempi brevi.
Carlo Martinelli