Eurallumina, al via il processo per disastro ambientale

Disastro ambientale in concorso e traffico illecito di rifiuti: sono le accuse a cui dovranno rispondere Vincenzo Rosino e Nicola Candeloro, rispettivamente amministratore delegato di Eurallumina e direttore dello stabilimento di Portovesme, di fronte al giudice del Tribunale di Cagliari Sandra Lepore. Domani, infatti, si celebrerà la prima udienza del processo voluto dal pm Marco Cocco, che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dei due dirigenti.

L’inchiesta di Cocco prende le mosse nel marzo del 2009, in seguito alla rottura di una condotta utilizzata per trasportare l’acqua di falda proveniente dalla Sala pompe della vicina centrale Enel allo stabilimento dell’Eurallumina e da qui fino al Bacino dei Fanghi rossi. Il punto è che quelle acque – contaminate da fluoruri, boro, manganese e arsenico oltre i limiti previsti – dovevano essere smaltite in appositi impianti. Ma così non è stato. Gli inquirenti si sono poi concentrati sul Bacino dei fanghi rossi, immenso e percolante deposito costruito per accogliere i residui della lavorazione della bauxite effettuata dagli stabilimenti di proprietà della Rusal, su cui hanno apposto i sigilli a settembre del 2009.

Gli atti dell’inchiesta hanno anche rivelato l’esistenza di un vero e proprio “Sistema Eurallumina”, di un sodalizio, cioè, dotato di “un organigramma e di strategie” e basato su “accordi” utili a farla franca. Particolare scalpore ha destato la vicenda del dirigente dell’Area dei Servizi Ambientali dell’ex Provincia di Carbonia – Iglesias Palmiro Putzulu. Nonostante, nel 2009, informasse Candeloro del blitz dei Noe a Portovesme, oggi  Putulu valuta l’autorizzazione ambientale del nuovo progetto sottoposto da Eurallumina al giudizio di provincia e regione.

Né la mancata disponibilità del Bacino dei Fanghi rossi (in parte ancora sotto sequestro) né il crollo del prezzo dell’alluminio – tanto meno le criticità ambientali dell’area di Portoscuso – hanno infatti impedito a Rosino e Candeloro di presentare per conto della Rusal (che controlla Eurallumina) un ‘piano di ammodernamento’ degli stabilimenti di Portovesme che prevede la costruzione di una nuova centrale a carbone e l’ampliamento del Bacino dei fanghi rossi. D’altra parte, all’operazione non sono mancati importanti sponsor politici: il Ministero dell’Ambiente, quello dello Sviluppo economico e la Regione hanno, infatti, sottoscritto con la società del ciclo dell’alluminio un protocollo d’intesa per il rilancio degli impianti di Portovesme. In pratica, la proposta di realizzare una nuova centrale a carbone a poche centinaia di metri dal centro abitato di Portoscuso e l’innalzamento del Bacino dei fanghi rossi (da +36 metri sul livello del mare a + 46) è stata politicamente già incensata, nonostante si debba ancora celebrare il processo e la componente tecnica dell’amministrazione regionale non abbia ancora dato parere positivo all’intervento. Ma è stata soprattutto la Presidenza del Consiglio dei ministri a benedire il progetto: nel giugno del 2014, infatti, Rosino ha firmato di fronte al presidente del Consiglio Matteo Renzi un piano di sviluppo da 100 milioni di euro (con 74 milioni tra fondo perduto e finanziamento agevolato) per la realizzazione della nuova centrale a carbone. In precedenza, il Consiglio regionale aveva destinato al nuovo impianto un finanziamento da venti milioni di euro e approvato l’istituzione di una newco tra Rusal e Sfirs. La giunta Pigliaru pareva intenzionata a fare marcia indietro, modificando quella legge in maniera tale da finanziare l’opera con fondi del Piano Sulcis. E con questo intento ha depositato un disegno legge in Consiglio regionale l’11 luglio 2014, che oggi giace dimenticato. In più occasioni, sia l’assessore all’Ambiente Donatella Spano (che ha garantito “tempi rapidi all’iter di valutazione ambientale”) sia l’assessore all’Industria Maria Grazia Piras (“se porta lavoro, ben venga la centrale”) si sono espressi sul progetto dell’Eurallumina.

Fuori dalle aule giudiziarie si gioca dunque un’altra partita. L’ultima mossa sulla scacchiera l’ha fatto il Servizio Valutazioni Ambientali dell’assessorato all’Ambiente lo scorso febbraio, evidenziando ben 53 criticità nel progetto dell’Eurallumina. Da parte sua, l’Asl 7 di Carbonia ha denunciato l’impatto sulla salute della nuova centrale a carbone: l’area di Portoscuso ha infatti fatto fatto registrare un preoccupante aumento delle patologie del polmone.

La diffusione della notizia non è andata giù agli operai dell’Eurallumina, che hanno rivolto al cronista dell’Unione Sarda Andrea Scano minacce e ingiurie. Favorevoli al riavvio degli impianti sono proprio gli operai, che hanno effettuato oltre 15 blitz a Cagliari per sollecitare il via libera al progetto. Gli interventi di Eurallumina sono invece osteggiati dalla Confederazione sindacale sarda, l’Assotziu Consumadoris, Sardegna Pulita e numerose associazioni ambientaliste, che in occasione della prima udienza del processo hanno indetto un sit-in di fronte al Palazzo di Giustizia.

Piero Loi

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