Dalla Regione cinquanta osservazioni al progetto dell’Eurallumina

Sono ben cinquantatré le integrazioni richieste dal Servizio valutazioni ambientali (S.v.a) alla Rusal-Eurallumina sul progetto che prevede l’ampliamento del bacino dei fanghi rossi e una nuova centrale a carbone a Portovesme. E svelano altrettanti punti dolenti del ‘Piano di ammodernamento della raffineria di allumina’ oggi al vaglio dell’assessorato all’Ambiente.

Problemi per la salute pubblica

Ci sono i problemi per la salute pubblica evidenziati dall’Asl 7, che denuncia “un aumento delle patologie del polmone nell’area di Portoscuso“. Ragion per cui la società dovrà “completare e definire con maggiore precisione i valori di concentrazione dei vari inquinanti rilasciati dalla nuova centrale a carbone”.

Bacino dei fanghi rossi, un ampliamento problematico

Non mancano poi le criticità legate al Bacino dei Fanghi Rossi, che l’Eurallumina vorrebbe ampliare, innalzando la discarica a cielo aperto di ulteriori 10 metri sul livello del mare. Peccato, però, che, “in parte, il Bacino sia ancora sotto sequestro”, notano gli uffici dell’Assessorato all’Ambiente, facendo riferimento ai sigilli apposti dalla Procura di Cagliari nel settembre del 2009. E nonostante la società chieda la disponibilità del bacino per i prossimi venticinque anni, come si trova scritto nel Protocollo d’intesa sottoscritto anche dal Ministero dell’Ambiente, “il Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali è chiaro nell’affermare che la discarica non può essere autorizzata per un periodo superiore ai dieci anni“. In ogni caso, “qualsiasi ampliamento dovrà essere subordinato alla messa in sicurezza della falda. E se si dovesse verificare un allungamento dei tempi dell’intervento, dovuto all’inerzia della altre società presenti a Portovesme, la società Eurallumina dovrà in ogni caso realizzare e mettere in esercizio un sistema che operi il trattamento integrale della falda, per tutta la portata che interessa l’area del bacino”. “Così si è espresso il Ministero dell’Ambiente nell’ambito della conferenza decisoria dello scorso luglio”, ricorda lo Sva, critico anche verso la proposta di realizzare una barriera di fondo con il metodo del Mud farming (ovvero con gli stessi fanghi rossi compattati). “Gli esperimenti non hanno dato risultati positivi”, spiega l’ufficio dell’assessorato all’Ambiente.

Pericolo radionuclidi

Le note dolenti non finiscono qui: un altro capitolo riguarda la radioattività della bauxite e del carbone, specie dopo i processi di lavorazione nel primo caso e di combustione nel secondo. “L’Eurallumina dovrà dunque fornire una caratterizzazione chimico fisica delle bauxiti e del carbone. Ed evidenziare la potenziale presenza di elementi radioattivi nei residui di processo (fanghi e ceneri), valutando i potenziali impatti e predisponendo le opportune misure di mitigazione e/o specifiche attività di monitoraggio”.

I conti non tornano

Quando si passa all’analisi dei costi benefici presentata dall’Eurallumina emergono poi “discrepanze sul costo atteso per le diverse componenti dell’investimento”. In ogni caso, “la nuova analisi dei costi benefici dovrà tenere conto degli eventuali maggiori costi da sostenere per far fronte alle nuove” L’Eurallumina dovrà anche “determinare in maniera univoca il costo di produzione atteso, pari a 179 dollari per tonnellata di allumina in un caso e a 205 nell’altro”.

Piero Loi

@piero_loi on Twitter

 

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