Una frode ai danni dello Stato per oltre 9 milioni di euro. I 26 indagati sono accusati, a vario titolo, di truffa
aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nonché emissione e utilizzo di fatture per operazioni insistenti. Tra i capi di imputazione anche ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio dei proventi illeciti. L’indagine è stato portata avanti dai finanzieri del Comando Provinciale di Sassari, coordinati dal procuratore capo di Tempio, Gregorio Capasso, e alla quale hanno lavorato anche i sostituti Luciano Tarditi e Nadia La Femina.
Gli accertamenti hanno avuto inizio a seguito di una verifica fiscale nei confronti di una società con sede a Olbia, operativa tra il 2016 e il 2017 nel mercato dell’efficientamento energetico. Durante le verifiche delle Fiamme gialle sono risultate violazioni in materia di normativa tributaria riferibili al reato di dichiarazione fraudolenta per
un’evasione di oltre 2 milioni di euro. Da qui un supplemento di verifiche da parte del Nucleo di polizia economico-finanziaria, da cui sono risultati ulteriori illeciti penali lesivi delle pubbliche risorse. In particolare, la società presentava era stata creata per svolgere lavori mai eseguiti, però chiedeva e otteneva i contributi pubblici.
Di qui i profitti milioni accumulati, successivamente distribuiti ai vari soggetti responsabili della frode che operavano in rete. E oltre la Sardegna, ci sono anche indagati in Veneto e in Calabria. La Guardia di finanza ha quindi minuziosamente ricostruito i flussi di denaro. Il Gip Marco Contu ha poi autorizzato la confisca di beni, per un valore di oltre 11 milioni di euro, nei confronti di otto dei 21 indagati.