Hanno scelto la strada del silenzio i due assistenti capo in servizio alle Volanti di Sassari, Gianluca Serra e Marco Fenu, finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e peculato. Questa mattina durante l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Michele Contini si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Probabilmente i legali che li rappresentano, Giuseppe Masala ed Ettore Licheri hanno bisogno di più tempo per studiare le 134 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha fatto finire in manette i due poliziotti. “Il mio assistito – ha sottolineato l’avvocato Masala che rappresenta Gianluca Serra – ha solo ribadito la sua estraneità ai fatti. Io ho chiesto una revoca della misura restrittiva”.
L’unico ad aver riposto alle domande del Gip è stato l’ispettore Pier Franco Tanca, nei cui confronti si ipotizzano i reati di falso in atto pubblico e false dichiarazioni al Pm e per il quale lo stesso Pm aveva chiesto la sospensione dal servizio. “Il mio assistito ha risposto per due ore alle domande del Gip – sottolinea l’avvocato Paolo Spano che difende l’ispettore Tanca – ha fornito la sua versione dei fatti. A lui contestano il concorso nella falsificazione di un verbale di arresto (quello per il blitz antidroga in cui sarebbe sparito il denaro ndr). Tanca ha dato una versione dei fatti plausibile come ha risposto anche all’accusa relativa alle false dichiarazioni rese al pm. Il Gip si è riservato la decisione sull’eventuale sospensione dal servizio, dovrebbe sciogliere la riserva domani”.
Emergono intanto nuovi particolari nell’inchiesta che vede indagati insieme ai tre altri quattro poliziotti. Sarebbero tre, da quanto si è appreso, gli episodi in contestazione e che vedono soprattutto coinvolto Gianluca Serra.
La truffa all’assicurazione
Serra è accusato di aver presentato una dichiarazione non fedele relativa a un incidente stradale che vedeva coinvolta una moto con in sella due persone. Secondo l’accusa con la sua relazione Serra avrebbe facilitato la liquidazione di 40 mila euro a un suo amico. Nella sua descrizione dell’incidente avrebbe sostenuto che a rimanere ferito era stato il passeggero della moto, mentre il perito delle assicurazioni sosteneva che era stato il conducente. Secondo la tesi difensiva, il poliziotto sarebbe stato tirato in ballo dal responsabile di un’agenzia sinistri stradali che avrebbe utilizzato un modulo per la descrizione dell’incidente firmandolo con la sigla di Serra. Scoperto questo lo stesso Gianluca Serra, sostiene la difesa, avrebbe presentato una querela contro il responsabile dell’agenzia, accusandolo di aver utilizzato strumentalmente un modulo che lui non aveva compilato.
I soldi spariti e i rapporti con Lorenzo Fiori
Nelle 134 pagine dell’ordinanza vengono riportate numerose intercettazioni telefoniche di conversazioni tra Gianluca Serra e Lorenzo Fiori, arrestato ieri insieme a Marco Sanna e Fabrizio Pistidda, accusati di tentata rapina aggravata e lesioni aggravate, mentre il primo deve rispondere di corruzione. Fiori era un informatore, sarebbe stato lui a dare indicazioni che portarono ad alcuni arresti. In particolare al blitz nell’abitazione di Roberto Lella, 22 anni sassarese. Nella sua abitazione furono sequestrati quasi tre chili di marijuana, 2.400 euro in contanti, gioielli, orologi e televisori. Dopo l’arresto Lella dichiarò che in casa c’erano anche altri cinquemila euro di cui non c’era traccia nei verbali firmati dall’assistente capo Serra e controfirmati dai colleghi. Secondo l’accusa il denaro sarebbe stato dato a una persona coinvolta nel blitz in una busta che poi venne data a Serra. I soldi sarebbero stati poi divisi tra Serra, altri agenti e lo stesso Fiori. Secondo la tesi difensiva i soldi non c’erano e la busta non era stata consegnata a nessuno tanto che per pagare la “soffiata” sarebbe stata fatta una colletta per dare 60/70 euro a Fiori.
Il blitz antidroga
In contestazione c’è anche un’operazione antidroga per la cattura di uno spacciatore di cocaina ed eroina. Operazione scattata ancora una volta grazie a un informatore al quale, secondo l’accusa, sarebbe stata promessa come ricompensa una parte delle droga. L’operazione saltò per la fuga dello spacciatore
Manuel Scordo
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