Superate varie fasi dell’iter, si attende solo il responso del Comitato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per un lavoro durato anni
Nuovi aggiornamenti sulla candidatura delle Domus de Janas a Patrimonio mondiale dell’umanità, con la Commissione nazionale Unesco che aveva accolto il progetto nello scorso febbraio. Il lavoro di anni del comitato promotore, guidato dal Cesim (Centro Studi Identità e Memoria) e sostenuto dalla Regione Sardegna e dalla Rete dei comuni con 60 amministrazioni e come Alghero capofila, ha portato a nuovi sviluppi e adesso si respira un cauto ottimismo.
Le Domus de janas, ossia le “case delle fate”, mitologiche figure femminili dai poteri magici tipiche della tradizione sarda con le loro tombe preistoriche scavate nella roccia, sono candidate a diventare Patrimonio mondiale dell’Unesco. Il percorso è iniziato nel 2018, con l’ente che ha coordinato la stesura del dossier lavorando in sinergia con il ministero della Cultura, le università di Cagliari e Sassari, e numerosi esperti del settore.
L’iter. La proposta è stata formalmente accettata nella Tentative List dell’Unesco nel 2021, venendo poi accolta lo scorso febbraio con la presentazione ufficiale al Centro del Patrimonio Mondiale. Ora parte il conto alla rovescia: la decisione del Comitato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sul prestigioso riconoscimento arriverà a luglio 2025. L’iter ha già superato diverse fasi, inclusa l’ispezione dell’Icomos (Consiglio Internazionale per Monumenti e Siti). Dopo anni di lavoro potrebbe finalmente avversarsi il tanto atteso lieto fine.
Domus de Janas, la storia. Questo tesoro sommerso nella terra sarda racconta le origini preistoriche dell’arte e dell’architettura dell’isola. Per la sua tutela, valorizzazione e promozione a livello internazionale collaborano oltre un centinaio di Comuni sparsi tra un estremo e l’altro della regione. Le case delle fate, risalgono al Neolitico, utilizzate fino all’età del Bronzo antico (4400-2000 a.C.) e appartengono quindi al periodo prenuragico. E sono ancora tantissime: ad oggi sono state catalogate 3.500 tombe, ma si ipotizza che ne restino ancora molte da scoprire.
La classificazione a Patrimonio dell’Umanità sarebbe una svolta, per far conoscere al mondo un patrimonio dall’inestimabile valore. Ma rappresenta solo uno dei tanti monumenti che cercano di ottenere la candidatura a Patrimonio dell’Umanità, come il villaggio fortificato di Monte Baranta a Olmedo, l’unicum dell’altare preistorico di monte d’Accoddi di Sassari e il dolmen di Sa Coveccada a Mores.
Foto: Necropoli di Anghelu Ruju ad Alghero, Sardegna Turismo