Da chef del Cagliari a ‘Cuochi d’Italia’, Pitzalis: “Ho iniziato lavando le pentole”

Il sogno è svanito solo in finale, dopo una cavalcata trionfale, puntata dopo puntata. William Pitzalis, 43 anni cagliaritano, ha tenuto alta la bandiera della Sardegna nella trasmissione “Cuochi d’Italia” di Alessandro Borghese, arrendendosi soltanto nell’ultima puntata contro il Veneto. Lui è lo chef del Cagliari calcio, che tifa sin da bambino e che ha seguito in lungo e in largo – anche nelle trasferte in Europa nella storica Coppa Uefa del 1994 – e che il suo sogno, per la verità, lo ha già coronato: lavorare per la sua squadra del cuore.

Pitzalis è il cuoco del centro sportivo Asseminello dall’inizio dell’era Giulini. E il primo pensiero, una volta conclusa l’esperienza in tv, va proprio al presidente rossoblù. “Devo ringraziare la famiglia Giulini che mi ha permesso di partecipare alla trasmissione ma soprattutto di fare quello che amo fare: cucinare per i miei beniamini – racconta lo chef all’Ansa – e fare tanto volontariato grazie alla Fondazione Giulini”. Già perché Pitzalis nel tempo libero si dedica agli altri, ai meno fortunati. E ha un altro sogno nel cassetto: realizzare una scuola di cucina per i ragazzi del quartiere Sant’Elia. Lo ha detto anche in tv: i 10mila euro del premio finale – che purtroppo non ha vinto – li avrebbe utilizzati proprio per avviare il suo progetto.

“Ho iniziato a cucinare sin da bambino – svela – mia madre lavorava tutto il giorno per mantenerci e io ho dovuto imparare a cavarmela da solo in cucina, mi è subito piaciuto e quella che inizialmente era una necessità alla fine è diventata una passione. Il mio primo lavoro? Alla mensa della Telecom gestita da mio zio, lavavo le pentole”. A Cuochi d’Italia ha eliminato i colleghi di Piemonte, Toscana, Trentino ed Emilia Romagna, approdando in finale, dove ha cucinato maccarones de punzu con purpuzza (un tipo di pasta fatta a mano) e buccones de vervecche (bocconcini di pecora mantecati con la pompia di Siniscola). “Non ho vinto, ma la mia vittoria è stata portare mia mamma in trasmissione, non era mai uscita dalla Sardegna. C’erano anche mia sorella e la mia fidanzata, per me la vittoria è stata cucinare in tv davanti alle mie tre donne”.

Il sogno di ogni cuoco è aprire un ristorante tutto suo: anche per Pitzalis? “Finché il Cagliari avrà il piacere del mio servizio, non cambierei mai, fosse per me andrei in pensione da cuoco del Cagliari. Ho un sogno, però, il mio progetto di cucina solidale da realizzare nel mio quartiere, Sant’Elia, che spero di concretizzare grazie all’aiuto delle istituzioni e, perché no, dei miei colleghi ai quali rivolgo un appello. Sarei felicissimo se volessero darmi una mano per questa scuola”. Pitzalis è molto impegnato nel sociale. Nel 2009, in occasione del terremoto, è andato in Abruzzo per cucinare nel campo della Protezione civile di Pianola e con la Fondazione Giulini ha lavorato in tanti progetti di solidarietà. “Il mio obiettivo è aiutare i giovani che hanno incontrato delle difficoltà nella vita, ho conosciuto i ragazzi del carcere minorile di Quartucciu, ma anche il borgo Tre Mani, la comunità dei padri Somaschi, il Nido pavoncella, la Locanda dei Buoni e Cattivi. E non posso non ringraziare don Carlo Rotondo e suor Silvia, che mi hanno regalato l’ingrediente segreto, la fede”. (Andrea Frigo/Ansa)

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