Da 90 giorni chiuso nel Cpr di Macomer: un 28enne del Benin tenta il suicidio

Si è buttato dal muro di cinta per protesta. È successo ieri al Cpr di Macomer, il Centro permanenza rimpatri dove un 28enne del Benin è rinchiuso da tre mesi. Il giovane (di cui rendiamo pubblico il nome a sua tutela) ha deciso l’estremo gesto dopo che il giudice di pace ha respinto per la terza volta la domanda di rilascio, imponendo al ragazzo di restare nel Cpr per un altro mese ancora. Del 28enne si è sempre occupata una famiglia di Santa Teresa che giorni prima dell’udienza aveva lanciato anche una petizione per sostenere il rientro in Gallura del ragazzo.

Al momento la famiglia ‘adottiva’ del 28enne non è ancora riuscita a mettersi in in comunicazione col ragazzo, ma ha saputo che dopo il ricovero a Sassari, trasportato dall’elisoccorso dopo la caduta, è stato di nuovo trasferito nel Cpr di Macomer. “Siamo molto preoccupati per le sue condizioni – racconta Angela – e da tempo avevamo paura che compisse qualche gesto di autolesionismo. È un ragazzo forte, ma non ha retto la reclusione nel Cpr che ormai si protrae dal 3 febbraio 2020, senza diritto a comunicazioni con l’esterno, se non sporadiche telefonate. Quel giorno di tre mesi fa lo avevano prelevato senza alcun preavviso dalle strade di Palau“.

Angela continua il suo racconto: “Il nostro adorato amico è arrivato in Italia nel 2015, attraverso la Libia e per quattro anni è  stato richiedente asilo, accolto nel Cas (Centro accoglienza straordinaria) di Cargeghe prima e di Porto Pozzo-Santa Teresa poi, strutture gestite entrambe dalla cooperativa Regina Margherita. Per inciso: se si calcola che per quattro anni la cooperativa ha percepito 37,5 euro al giorno, vuol dire che il nostro amico ha generato con la sua permanenza un reddito di circa 5.4000 euro. Lui invece percepiva 2,50 euro al giorno”.

La donna di Santa Teresa che lo aiuta insieme alla sua famiglia racconta ancora sul ragazzo: “Era analfabeta, ha frequentato la scuola per stranieri, ancora non sa quasi scrivere, ma è sempre stato un grande lavoratore, sa fare il muratore e il giardiniere. Negli anni in cui ha vissuto a Porto Pozzo insieme a noi, si è sempre dato un gran da fare. Al Cpr di Macomer è stato portato tredici giorni dopo l’apertura. Sappiamo che al centro ci sono condizioni disumane e il rispetto dei diritti non è sempre la regola”.

Sono gli effetti del giro di vite che sui migranti ha voluto l’ex governo giallo-verde, su proposta dell’ex ministro dell’Interno nonché capo della Lega, Matteo Salvini. “La legge – racconta ancora Angela – stabilisce che la permanenza in un Cpr non possa superare i 45 giorni. Isham è abbondantemente oltre. Dobbiamo aiutarlo e riportarlo alla sua vita in Gallura”.

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