Piera faceva il tecnico informatico, ora produce liquori. Mario prima era un autotrasportatore e oggi produce lardo al mirto. Francesco e Matteo da quest’anno conducono i turisti su e giù per il Supramonte in sella ai loro quad: nessuno in paese lo faceva prima di loro. Sono tre storie diverse ma accomunate dalla voglia di rispondere a crisi economica e disoccupazione lavorando dove si è sempre vissuto e creando sviluppo in due Comuni montani: Orgosolo e Dorgali.
Un percorso non semplice soprattutto quando a credere nei tuoi progetti non c’è nessuno. Piera Cadinu da nove anni è la titolare di un liquorificio a conduzione familiare che produce distillati come mirto, elicriso e zafferano traendo la materia prima dei prodotti direttamente dalle piante e dalle erbe del territorio. “All’inizio è stata davvero dura – racconta -, non abbiamo avuto un euro di finanziamenti, neanche le banche ci hanno dato fiducia. E dire che io lavoravo come tecnico informatico, avevo comprato un lotto di terra per avviare una serigrafia. Parlando con alcuni amici, casualmente ci è venuta questa idea d’impresa ed è nata così. Dal nulla, pensi che non sapevo neanche cosa fosse l’elicriso poi ho scoperto che si trovava proprio nelle nostre campagne incontaminate”.
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Oggi il suo liquorificio, nella zona industriale del paese, riesce a produrre circa diecimila bottiglie ogni anno: “Il processo di produzione è totalmente manuale – spiega – dalla raccolta all’imbottigliamento perfino le etichette che riproducono i murales di Orgosolo. Il nostro mercato principale sono le enoteche e i negozi di prodotti tipici, fuori dalla Sardegna vendiamo pochissimo ma abbiamo un cliente in Giappone. Abbiamo poca produzione ma a fine anno non ci rimane neanche una bottiglia”.
Arriva da Orgosolo anche la storia di due giovani 29enni, Francesco Tandeddu e Matteo Basile. Da pochi mesi hanno deciso di puntare su un’attività semplice, già sfruttata in altri paesi del circondario, ma assente nel loro paese: escursioni a bordo di potenti quad quattro per quattro sui monti del Supramonte. Si va da percorsi brevi da 45 chilometri ad altri più lunghi, tutti tra asfalto e sterrato. “Abbiamo deciso di puntare su questa attività perché da noi nessuno ancora l’aveva fatto – dice Matteo Basile – siamo riusciti a comprare i mezzi e ci siamo subito dati da fare. Abbiamo aperto il profilo su Instagram e presto apriremo un sito vetrina. Questa prima stagione è cominciata bene, stiamo lavorando soprattutto con il passaparola. Per ora siamo soddisfatti perché abbiamo iniziato con i nostri risparmi. Abbiamo provato a partecipare a bandi nazionali per l’imprenditoria giovanile ma ci hanno chiuso le porte in faccia. Viene anche da ridere, chi ci ha valutato non sapeva neanche pronunciare il nome di Orgosolo correttamente”.
Quella di Mario Dettori, per tutti ‘Palitta’ a Dorgali, è una storia di riscatto. Fino al 2012 lavorava per una ditta di autotrasporti e, quando è fallita, ha dovuto reinventarsi. E l’ha fatto creando un prodotto che in Sardegna non fa nessuno: il lardo al mirto fatto stagionare nel marmo. “Mi è venuta l’idea di reinterpretare il famoso lardo di Colonnata in chiave sarda”. E dunque se il primo viene prodotto attraverso la stagionatura in vasche di marmo dell’omonimo paese in provincia di Carrara, quello sardo nasce da conche realizzate dal marmo di Orosei: “A dir la verità sapevo già produrre salumi in casa, ho deciso di buttarmi in questo settore e nonostante mille difficoltà riesco a guadagnarmi da vivere”.
Andrea Deidda