Crisi Medio Oriente, le scelte di Trump: nella terna degli Usa niente basi sarde

L’allerta nei poligoni di tutta Italia resta massima, Sardegna inclusa. Ma nelle scelte del presidente Donald Trump non figurano aeroporti militari dell’Isola per dare il via a ulteriori operazioni di guerra dopo l’attacco del 3 gennaio a Bagdad, nel quale è morto il generale iraniano Qassem Soleimani. Così risulta da fonti interne al ministero della Difesa.

Dunque, al momento, né DecimoCapo San Lorenzo svolgeranno nelle prossime ore un ruolo chiave nei delicatissimi equilibri in Medio Oriente, dove la tensione resta altissima. Stando a quanto filtra da Roma, la flotta aerea degli Stati Uniti resta dislocata tra Vicenza, Aviano e Sigonella. Una terna che vale il grosso della presenza militare americana in Italia e dalla quale sono appunto escluse le basi sarde, seppure a loro volta valgano un pezzo importante dell’Aeronatica italiana.

Sabato sera, quando è rimbalzata la notizia sull’ordine dei massima allerta in tutti i poligoni del nostro Paese, l’emergenza è stata legata alla guerra in Libia, dove lo scontro tra governo di unità nazionale e ribelli va avanti dal 2014, con un peggioramento nelle ultime settimane. Da una parte il primo ministro Fayez al Serraj; dall’altra il maresciallo Khalifa Haftar, coi suoi miliziani. Al fianco dell’uno si è schierata la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan; i secondi sono invece sostenuti anche dalla Russia di Putin (più Egitto, Emirati Arabi Uniti e Francia). In entrambi i casi, però, si tratta di nuovi innesti diplomatici in uno scacchiere di guerra in cui l’Unione europea vede minacciata la propria leadership. Resta il fatto che la questione libica è solo un tassello della grande crisi in Medio Oriente.

In queste giornate difficilissime la Casa Bianca ha la necessità di difendere non solo i militari americani impegnati nelle cosiddette missioni di pace (almeno così si ripeteva sino all’altro giorno), ma anche le ambasciate. Nelle ultime ore alcuni colpi di mortaio sono stati sparati contro gli uffici del Consolato Usa a Bagdad. E proprio nella capitale irachena il Parlamento si è riunito in seduta straordinaria e ha deciso di cacciare i contingenti stranieri.

Trump, dal canto suo, non sta facilitando la distensione. Al contrario. Il presidente americano ha minacciato di bombardare “52 siti già individuati in Iran e molto importanti per la cultura del Paese”, ha detto l’inquilino della Casa Bianca parlando di “reazione rapida e dura” nel caso di un attacco. Il riferimento è stato proprio alle ambasciate americane nel mondo. Da Teheran non sono rimasti in silenzio e a Trump hanno mandato a dire che non gli credono, che non lo considerano abbastanza coraggioso. Non solo: l’Iran ha annunciato l’uscita dagli accordi sul nucleare, un’intesa siglata a Vienna nel 2015 in cui lo sviluppo del settore venne limitato a usi civili e non bellici.

Rispetto ai tre aeroporti italiani usati dagli americani, in queste ore di parla soprattutto di Sigonella, in provincia di Catania, è finito al centro delle cronache: a metà giornata si era infatti diffusa la voce che dallo scalo siciliano potesse essere partito il drone Reaper col quale è stato ucciso il generale Soleimani. Tanto che il Governo italiano si è visto costretto a una smentita ufficiale, firmata dal ministero della Difesa guidato da Lorenzo Guerini. A Sigonella da dieci anni l’Aeronautica degli Usa sperimenta i mezzi senza pilota, tra le altre cose.

L’aeroporto di Aviano si trova invece in Friuli Venezia Giulia, in provincia di Pordedone: anche questa è una base strategica per l’Us Air Force. A Vicenza, infine, gli americani operano nella caserma Edrle, base dell’Esercito a stelle e strsice e nello scalo Tommaso Dal Molin. In queste ore rimbalza anche la voce che verso il Medio Oriente gli americani stiamo spostando anche i carri armati stoccati nella caserma Darby di Livorno. E ciò starebbe avvenendo con trasportio dall’aeroporto militare di Pisa.

[Foto di copertina da Trevisotoday.it]

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