La Sardegna ci riprova e così, come accadde poco prima dell’estate con lo sloga ‘Sardegna Covid-free’, dalle parti di Villa Devoto, sede istituzionale della Giunta, l’obiettivo è raggiungere lo status di ‘Isola bianca’ con l’assegnazione da parte del ministero della Salute della fascia attribuita alle regioni in cui il virus ha un’incidenza decisamente bassa. E mentre il presidente Solinas cerca di rilanciare sull’imposizione di un filtro per arrivare nell’Isola, ossia l’obbligo di presentare un certificato di negatività o di avvenuta vaccinazione, dall’altro c’è la voce di Andrea Crisanti, virologo e consulente della Giunta (lui ha seguito le campagne di screening in Ogliastra e nel Nuorese) che chiede misure più restrittive.
A preoccupare il virologo sono le varianti del virus che avrebbero una maggiore capacità di trasmissione: “Per uscire da questa pandemia ci sono tre ricette misure di contenimento, implementazione di un piano nazionale di sequenziamento delle varianti, e finalmente implementare un sistema che sia in grado di bloccare la trasmissione del virus sul territorio”.
Un’ipotesi che crea un corto circuito in Sardegna perché, così come riportato sull‘Unione Sarda, i rappresentanti del mondo produttivo sostengono che sarebbe “un colpo mortale all’economia sarda“. Di contro il mondo scientifico è più propenso a valutare con attenzione eventuali misure restrittive visto che le varianti del Covid rischiano davvero di inferire un colpo mortale al sistema sanitario.
“Abbiamo ancora tantissimi casi giornalieri, in Italia c’è una prevalenza di circa il 18 per cento della variante inglese, ha una infettività elevatissima, può mettere in ginocchio un paese come dimostra l’esperienza di Portogallo, Israele, Germania del nord e Inghilterra stessa – ha sottolineato Crisanti – la colpa non è delle persone, ma di chi offre la possibilità di andare in giro. Penso che gli italiani meritino rispetto e che venga detta la verità”.
Il virologo non ha dubbi su quali siano stati gli errori che hanno causato un peggioramento: “Se le misure di restrizione messe in atto in primavera fossero state protratte altre due o tre settimane non saremmo arrivati in questa situazione. Lo siamo per gli sbagli fatti da maggio a settembre, in parte indotti dalla necessità di cedere a quel gruppo a quegli interessi, partiti o categorie. Il virus è tra noi, se continuaimo con questo tira e molla alla fine non ci saranno piu ristori per nessuno, basta vedere le economie asiatiche che sono in piena esplosione grazie ad una politica diversa, di tolleranza zero. Ogni caso è un caso di troppo perchè può reinnescare l’epidemia”.
È bene ricordare che a inizio estate la situazione della pandemia in Sardegna era decisamente migliore rispetto al resto d’Italia e le aperture nel periodo di Ferragosto hanno causato l’aumento dei contagi in maniera esponenziale.
M. S.