Covid, infettivologo difende l’ordinanza: “Servono più test per fermare i contagi”

“La nuova ordinanza della Regione Sardegna, che richiede ai viaggiatori in arrivo un certificato di negatività a un test Covid o, in mancanza di questo, di accettare di essere testati nell’Isola, fa leva anche sulla responsabilità personale, prevede delle esenzioni e confidiamo che non venga impugnata. Si tratta di un provvedimento di sanità pubblica in un contesto di emergenza sanitaria e di risalita dei contagi. Non pretende di trovare tutti i casi di coronavirus, ma di abbattere buona parte dei rischi”.

A spiegarlo all’Ansa è Stefano Vella, consulente regione Sardegna per l’emergenza Covid-19 e professore di Salute globale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. L’ordinanza firmata dal presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas e che entra oggi in vigore, segue quella proposta prima dell’estate e bocciata da Roma ma, assicura Vella, “è meno impositiva della precedente, non fa leva solo sull’obbligo ma anche su un discorso di responsabilità personale. L’evidenza scientifica mostra come effettuare più test e tamponi possibile, anche agli asintomatici, sia fondamentale per bloccare la diffusione del Sars-Cov-2. E abbiamo anche visto l’effetto estate sui contagi in Sardegna. Per questo abbiamo cercato di fare un’ordinanza più flessibile della precedente, in cui ci sono esenzioni per motivi di lavoro, ad esempio nel caso di chi si rechi per meno di tre giorni fuori dall’isola per poi tornarvi”.

Nel momento in cui era stata inizialmente lanciata l’idea da Solinas, aggiunge, “non c’erano i test e tamponi sufficienti. Ora, invece, abbiamo molte più possibilità in più di testare, non tutte hanno lo stesso grado di certezza della risposta ma forniscono comunque un’importante scrematura dei contagi. Per facilitare la situazione – conclude Vella – abbiamo pertanto ampliato le tipologie di test utilizzabili, includendo anche quelli antigenici e quelli sierologici effettuati presso centri privati con un rimborso del costo”.

Per Vella l’ordinanza è “particolarmente equilibrata”, in relazione alla notizia dell’impugnazione da parte del Governo. “Comprendo che l’ordinanza di maggio fosse impossibile da realizzare perché allora non c’erano test disponibili, ma se questa ordinanza venisse impugnata si andrebbe contro tutte le evidenze scientifiche che spingono verso l’uso ampio dei test, anche su persone asintomatiche”, ha rilevato riferendosi ai tamponi, ai test sierologici e a quelli rapidi adottati negli aeroporti.

“Capisco le resistenze sulla obbligatorietà, che in questa ordinanza non c’è nella pratica”, mentre “non si capisce perché una regione che da zero casi è stata invasa dalla Covid non possa difendersi facendo i test, che per alcune categorie sta diventando obbligatorio”, ha detto ancora Vella.

Nell’ordinanza, ha aggiunto, “non c’è nessuna coercizione e non vedo come possa essere impugnata”. Quella dei test, ha proseguito l’esperto, “è una delle strade per combattere la diffusione del nuovo coronavirus”, anche considerando “che siamo ancora in emergenza sanitaria e che siamo assistendo a un aumento dei casi ovunque”. Vella ha infine osservato che “per ragioni di sanità pubblica ci sono già delle cose obbligatorie, come i vaccini. O non vogliamo più renderli obbligatori?”.

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